LAVORO
Dimissioni: semplificazione più complessa… in barba al Jobs Act
di Eleonora Tomba
La nuova procedura per la comunicazione delle dimissioni (esclusivamente telematica) è entrata in vigore lo scorso 12 marzo. È obbligatoria per tutti i casi di dimissioni e risoluzione consensuale successivi al 12 marzo 2016 e sostituisce interamente la comunicazione al datore di lavoro (a differenza della precedente normativa che prevedeva la forma libera e l’obbligo di convalida). Pertanto, le dimissioni comunicate con forme diverse da quella in commento, non saranno efficaci.
Fanno eccezione all’obbligo di comunicazione con la nuova procedura le dimissioni e risoluzioni consensuali: relative a rapporti di lavoro domestico; avvenute nel periodo di prova; durante la gravidanza o i primi tre anni di vita del bambino (in questo caso devono essere convalidate presso le Dtl); relative a rapporti di lavoro marittimo; rese da dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni; realizzate presso le c.d. “sedi protette” ai sensi dell’art. 2113 del codice civile (commissioni di conciliazione/arbitrato o in sede sindacale); relative a rapporti di lavoro di tipo autonomo o parasubordinato (P.IVA, Co.co.co., ecc.).
La comunicazione deve essere effettuata tramite il programma predisposto dal Ministero del Lavoro sul sito internet www.cliclavoro.gov.it., autonomamente dal lavoratore in possesso del PIN Inps o tramite patronato. In ogni caso il procedimento è complesso e ancora non pienamente funzionante.
Uno dei problemi irrisolti riguarda le dimissioni per giusta causa (che danno diritto al trattamento di disoccupazione), poiché il sistema informatico prevede soltanto due opzioni: “dimissioni volontarie” o “risoluzione consensuale”. Dal momento che le dimissioni per giusta causa costituiscono una forma di recesso dal rapporto di lavoro del tutto distinta da quella delle dimissioni volontarie, l’INPS potrebbe successivamente respingere la domanda di NASpI per aver selezionato, appunto, la voce “dimissioni volontarie”. Per questo motivo, in attesa di un intervento correttivo, suggeriamo di comunicare le dimissioni per giusta causa qualificandole nel telematico come “volontarie” e di inviare, una volta conclusa la procedura, una PEC a datore di lavoro, Inps e DTL dove si specifica che l’interruzione del rapporto comunicata è dovuta a giusta causa.
La nuova comunicazione delle dimissioni fa parte, più in generale, del processo di semplificazione previsto dal D.Lgs. n. 151/2015. A ben vedere, però, di semplice non c’è niente; si tratta di un sistema farraginoso e complesso, che va nella direzione opposta a quella annunciata dal Jobs Act. Ci auguriamo che il Governo intervenga al più presto per risolvere l’ennesima serie di problemi, figlia di una riforma tanto ampia quanto frettolosa.