L’INTERVISTA
Mantegazza: “Le provocazioni del ministro superficiali e sprezzanti”
di Fabrizio De Pascale
Ci ritroviamo anche questa volta di domenica, all’ora di pranzo, perché Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil, di “staccare la spina” non ne vuol proprio sapere. Al centro della nostra conversazione, questa volta, il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti con le sue recenti dichiarazioni, o forse sarebbe meglio chiamarle provocazioni, su mondo universitario e retribuzioni.
Fabrizio. Oggi intervista all’ora di pranzo…
Stefano. Si, non sei contento? Stiamo al sole, non mangiamo che, a te in particolare, non può che fare bene.
F. Io preferisco, almeno la domenica, pranzare in santa pace, quindi vediamo di sbrigarci che almeno arrivo a casa per il dolce.
S. Riflettevo in queste ore sulle dichiarazioni del Ministro Poletti…
F. Ho letto anche io. Prima ha spiegato che “prendere 110 e lode a 28 anni non serve a un fico meglio prendere 97 a 21”, poi, venerdì, che l’ora di lavoro non può essere l’unico parametro per misurare il rapporto tra lavoratore e opera realizzata.
S. Sai cosa mi ha colpito di più in entrambe le dichiarazioni?
F. Dimmi, sono curioso…
S. La superficialità dell’analisi, l’ignoranza della realtà, il disprezzo per le persone e il loro impegno verso lo studio o il lavoro.
F. Giudizio netto come al solito…
S. Il Ministro affronta con superficialità temi delicati, mi sembra ragionevole chiedergli di argomentare le sue affermazioni in maniera un po’ più approfondita.
F. Tu che ne pensi?
S. Chi si laurea con il massimo dei voti, anche se con qualche anno di ritardo, raggiunge un obiettivo che è conseguito ogni anno in percentuale, da pochissimi studenti. Il Ministro farebbe bene in primo luogo a chiedersi se il nostro sistema di studi aiuta a raggiungere i risultati migliori. Noi facciamo parte della generazione in cui figli e nipoti, insieme ai loro amici, hanno scelto di completare gli studi all’estero e, sempre più numerosi, all’estero, di restare. Forse il Ministro dovrebbe approfondire i motivi di questo esodo di massa. Scoprirebbe che le università inglesi, americane, francesi offrono opportunità di studio che collocano le nostre nel medioevo e potrebbe chiedersi se il suo governo stia facendo il necessario per evitare che le intelligenze migliori emigrino.
F. Condivido, passiamo al tema dell’orario…
S. No. Aspetta fammi ancora dire due cose.
F. La prima.
S. Ci sono infiniti motivi per cui uno studente può arrivare alla laurea con qualche anno di ritardo…
F. Esempio.
S. Ha voluto o dovuto lavorare o più banalmente ha trovato con qualche ritardo la sua strada e le motivazioni giuste per il suo impegno. Il Ministro con il suo giudizio condanna tutti a prescindere, lo trovo ingiusto, sbagliato. Dovrebbe chiedere scusa a tutti gli studenti italiani e in primo luogo a quelli che lavorano per pagarsi gli studi e seguono le lezioni universitarie in piedi perché nelle aule non ci sono sedie per tutti.
F. La seconda?
S. E’ una domanda che rivolgo a te: sei malato, hai bisogno di un medico e puoi scegliere solo tra due neo-laureati. Uno ha rispettato i tempi ma agli esami ha preso sempre e solo 18; l’altro ci ha messo due anni di più ma ha superato tutti gli esami con il massimo dei voti. Da ti chi fai curare?
F. Io scelgo quello con il massimo dei voti e il Ministro se ne avrà bisogno, lo facciamo curare dall’altro.
S. Vedi perché lavoriamo bene io e te? Siamo sempre sulla stessa lunghezza d’onda.
F. Parliamo dell’orario di lavoro…
S. Qui la non conoscenza del Ministro raggiunge il suo apice.
F. Approfondiamo.
S. Il lavoro in fabbrica è organizzato in turni di otto ore a volte di dodici, a volte di quattro…
F. E questo che vuol dire?
S. Che già oggi l’orario del singolo lavoratore è calcolato una base mobile che fa riferimento al trimestre, a volte anche all’anno. Quando l’azienda deve produrre di più, si lavora di più, se non ci sono commesse, le persone stanno a casa. Non esiste più da tempo una prestazione oraria o giornaliera rigida, la flessibilità è applicata ovunque.
F. Forse il Ministro voleva sottolineare la necessità che il lavoro fosse legato anche al risultato prodotto…
S. Altra banalità. Ogni linea di produzione ha obiettivi precisi di quantità, di qualità, di scarti e l’azienda oggi può facilmente risalire a chi ha commesso errori o distrazioni. A sua volta il lavoratore è chiamato a svolgere il suo impegno con sempre maggiore responsabilità e partecipazione. Sono già numerosi i parametri ai quali è legata la retribuzione, non certamente solo all’orario.
F. Il Ministro parla di lavoro organizzato per “isole”.
S. Nel settore alimentare sono vent’anni che esistono…
F. Quindi tutto a posto, niente da correggere?
S. Al contrario! L’organizzazione del lavoro in fabbrica è in continuo divenire e riuscire a conciliare il miglior utilizzo degli impianti con i tempi di vita delle persone è una delle attività in cui il sindacato più si impegna. Lo facciamo quotidianamente in tutte le aziende dove siano presenti e nelle altre ci pensa da solo l’imprenditore. Nella maggior parte dei casi i nostri accordi producono per le aziende e per le persone risultati migliori di quelli conseguiti unilateralmente.
F. Ora sei tu un tantinello presuntuoso…
S. Magari accettassero di confrontarsi in maniera seria e approfondita su questi temi…
F. Sono le due e cinque…
S. Ti offro una mela, non abbiamo finito.
F. Ok, ottima la mela. Ricominciamo?
S. Si.
F. Dunque tu dici che quello che propone il Ministro già si realizza.
S. Ogni giorno il sindacato definisce decine di accordi per ottimizzare la gestione degli impianti e valorizzare la professionalità dei lavoratori. E già che ci siamo sfatiamo anche un’altra falsità: che il sindacato non abbia colto la rivoluzione che la nuova tecnologia ha portato nel rapporto tra lavoro e luogo di lavoro. Basta scorrere velocemente la piattaforma di FLAI, FAI e UILA per trovare la richiesta avanzata alle controparti di regolamentare il tele-lavoro e il lavoro agile per capire che qui nessuno sta aspettando Poletti…
F. Ma allora perché reagisci con tanto fastidio alle sue dichiarazioni?
S. Perché le metto insieme a quelle minacciose sulla definizione per legge di un salario minimo, sullo smantellamento del contratto nazionale, sull’uso indiscriminato dei voucher e quella che emerge è una deriva di questo Governo e del suo Ministro del lavoro che tende a ridurre diritti, tutele e salari.
F. Non è una bella prospettiva.
S. Temo che questo Governo, come quello di Monti e i precedenti di Berlusconi si muova in questa ottica. La riforma degli ammortizzatori sociali porta in dote a chi perde il lavoro meno soldi di prima. E perdere il lavoro, grazie al Jobs Act, è più semplice. Ai dipendenti pubblici non si rinnovano i contratti e si continua a tenere bloccato il turn-over. Ora l’assalto al contratto nazionale e all’orario di lavoro con il rischio di una deregolamentazione totale che lascerà l’intero paese più povero, più disunito e più disuguale.
F. Mi sta andando di traverso l’ultimo spicchio di mela.
S. Se è per questo a me lo stomaco mi si è chiuso da un pezzo.
F. Che si fa allora?
S. Bisogna reagire subito e con forza. L’augurio è che CGIL, CISL e UIL interrompano le manifestazioni del weekend e comincino a scioperare sul serio.
F. Ma i lavoratori seguiranno le indicazioni del sindacato?
S. I lavoratori che conosco ci hanno rimproverato per non aver fatto abbastanza contro la legge Fornero, non ho mai sentito qualcuno rimproverarmi del contrario.
F. A questo punto me ne torno aa casa…
S. Si, grazie. Posso farti una ultima domanda?
F. A me? Si, certo!
S. Secondo te, Poletti è laureato?