CCNL
Al via le assemblee in tutta Italia
Fai-Flai-Uila dicono “No” alle contro-proposte di Federalimentare
Partono le assemblee in tutte le aziende d’Italia per dire no al rinnovo del contratto che propone Federalimentare, no all’aumento salariale di 7 euro sul triennio, no all’eliminazione della flessibilità contrattuale. Per tutto il mese di Novembre nei luoghi di lavoro ci sarà una sensibilizzazione sulle problematiche sorte nel corso delle trattative perché arrivi alle aziende un segnale forte e chiaro: la volontà delle lavoratrici e dei lavoratori di rinnovare solo il contratto che Fai-Flai-Uila hanno definito nella loro piattaforma innovativa che guarda al futuro e che propone nuovi modelli e scelte strategiche.
E’ questa la posizione uscita dall’attivo unitario, convocato a Roma da Fai-Flai-Uila, alla presenza di 600 delegati, tra componenti delle delegazioni trattanti, dirigenti e Rsu provenienti da tutta Italia, per fare il punto sullo stato della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro che interessa circa 400.000 lavoratori e che scadrà alla fine del mese di novembre. Per i sindacati è “inaccettabile” la posizione di totale chiusura assunta da Federalimentare verso le richieste sindacali che sembra voler riportare indietro il settore di molti anni e che risulta tanto più inaccettabile se rapportata allo stato di buona salute del settore. Moderata dal commissario nazionale Fai Cisl Luigi Sbarra, la riunione, tenutasi al Teatro Ambra Jovinelli, è stata aperta dalla relazione dal segretario generale della Uila-Uil Stefano Mantegazza e conclusa dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso.
“Se è vero che Expo è stato un gran successo e se, come sostengono gli esperti, ha accelerato di 15 anni il business delle aziende coinvolte, allora appare ancor più inaccettabile la strategia negoziale finora messa in campo da Federalimentare che tende a rappresentare l’agroalimentare italiano come un settore in crisi e senza prospettive, respingendo le aspettative dei lavoratori per un rinnovo contrattuale innovativo nelle norme proposte ed equo nelle richieste salariali” ha dichiarato Mantegazza in apertura della sua relazione. E infatti le richieste dei sindacati partono da un assunto preciso: il grande successo di Expo, i dati economici che parlano di una ripresa in atto nel paese e quelli, ancor più positivi, sulla crescita di fatturato ed export del settore alimentare negli ultimi dieci anni, i risparmi fiscali e contributivi per oltre 8 miliardi € di cui il sistema complessivo delle imprese sta beneficiando, contraddicono e smentiscono la posizione espressa da Federalimentare al tavolo negoziale che tende invece a rappresentare un quadro di grande difficoltà in cui vivrebbero le aziende.Per questo Fai, Flai e Uila respingono con forza la contro-proposta di un incremento retributivo di 7 euro sul triennio, contro i 150 richiesti nella piattaforma per i quattro anni di durata contrattuale proposta e l’idea avanzata dalla parte datoriale di abolire tutte le flessibilità contrattuali, destrutturando l’attuale sistema e introducendo un orario settimanale con la possibilità di picchi fino a 72 ore. “La posizione di Federalimentare è ancor più inaccettabile se si considera che da un lato contraddice i numeri sulla crescita di export e fatturato dell’industria alimentare pubblicati sul sito web della stessa organizzazione e, dall’altro, non tiene conto né dei dati economici che segnalano una ripresa in atto né dei risparmi fiscali e contributivi di cui il sistema complessivo delle imprese sta beneficiando” ha aggiunto Mantegazza “Noi non abbiamo vincoli tranne il buon senso e la ragione. Entrambi ci dicono che in un paese dove l’inflazione tende a zero e dove, al contrario, crescono Pil e ricchezza, è anche a questa crescita che occorre agganciare, le nostre richieste salariali”.