GIORNO PER GIORNO
Renzi metta in moto la vera “sequenza della crescita”
Mentre Renzi canta le lodi del Jobs Act, il lavoro balla su tutt’altra musica
La buona notizia di aprile – 159.000 occupati in più, ma solo in minima parte effettivamente “nuovi” – si è quasi dimezzata a maggio, mese in cui si sono persi ben 63.00 posti di lavoro e nel quale la somministrazione di lavoro è aumentata del 12%.
Perciò, il successo della riforma del lavoro “targata Renzi” si misura nello 0,2% che divide l’attuale livello della disoccupazione, fermo al 12,4%, da quello del 12,6 di fine 2014.
E, purtroppo, non è per niente finita. Ci sono ancora troppi potenziali disoccupati, da qualche giorno Fincantieri e nell’ILVA da diversi anni, nel solo parzialmente scampato pericolo della Whirphool, nelle tante piccole imprese che chiudono senza fare notizia, nelle aziende di questo o quell’indotto che spariscono in silenzio, nella disoccupazione dissimulata dalla CIG e dai contratti di solidarietà, nelle imprese che “tirano avanti” al margine, persino in perdita, aspettando e sperando che “passi la nottata”.
La nottata, però, si annuncia lunga e probabilmente tempestosa.
L’Italia sarà pure “tecnicamente non più in recessione”, ma previsioni di crescita in decimali di punto e consumi tuttora al palo non bastano a metterla davvero al sicuro, come non basta un aumento dell’inflazione mensile dello 0,1% a scongiurare la minaccia della deflazione.
Infatti, non appena le trattative con la Grecia si sono messe male, lo “spread” è salito assieme al rendimento dei Titoli di Stato e, poiché il collasso o il salvataggio della Grecia comunque ci costeranno più di qualcosa, i conti pubblici ricominciano a traballare.
Renzi dice che le sue riforme sono il nostro Fondo Salva Stati, senza spiegare cosa ci sia nell’incerto e controverso tentativo di riformare un po’ di tutto, nella ad essere generosi controproducente riforma del lavoro in grado di intimorire gli speculatori, notoriamente di assai più dura scorza.
Renzi vuole sbattere in faccia alla speculazione una riforma che veramente la scoraggi? Riformi la politica che spende e spande per sé e per le sue clientele e dia respiro agli italiani che da troppi anni tirano la cinghia, metta in moto la sola “sequenza della crescita” che da noi e non da altri dipende: meno spese, meno tasse, salari più consistenti, pensioni più eque, più consumi, più produzione, più occupazione.