Jobs Act
“Vincono le aziende, perdono i lavoratori dipendenti”
Intervista a Stefano Mantegazza su decreti attuativi approvati
“Il sistema delle imprese è il primo evidente vincitore che emerge dal testo di riforma della cassa integrazione, attuativo del Jobs Act. Grazie a questa riforma, infatti, le aziende risparmieranno complessivamente un miliardo di euro l’anno. E se loro vincono, a perdere, ancora una volta, sono i lavoratori dipendenti”.
È questa la prima considerazione di Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil, in merito all’approvazione di uno degli ultimi schemi di decreto attuativi del Jobs Act.
Domanda. Non ti sembra un giudizio un po’ troppo drastico?
Risposta. Ci vorrà qualche giorno per analizzare fino in fondo i contenuti dei decreti attuativi ma, sulla base delle prime riflessioni che abbiamo fatto, possiamo serenamente dire che, sommando alcuni aspetti positivi ai tanti che giudichiamo negativi, il risultato è sicuramente in perdita per i lavoratori.
D. Cominciamo dal riordino della cassa integrazione. Non è positiva la sua estensione alle piccole imprese?
R. Sicuramente si, anche se resta ancora la soglia minima di 6 dipendenti. Purtroppo però a fronte di questo dato positivo, è stata ridotta la durata della Cig a 24 mesi su 5 anni, è stata cancellata quella straordinaria per cessazione e confermata la fine, nel 2016, di Cassa e mobilità in deroga, nonché dell’indennità di mobilità dal 1 gennaio 2017… Il risultato? Meno prestazioni sociali nonostante l’aumento della durata della Naspi.
D. A questo proposito, come giudichi la misura della Naspi prevista solo per alcune categorie di lavoratori?
R. Anche sulla Naspi si è cercato di mettere una pezza a colori a un problema che, come sindacato, avevamo sollevato per tutti gli stagionali. Il Governo, invece, ha scelto di coglierlo solo per il settore del turismo e limitatamente al 2015. C’è una contraddizione tra l’entrata in vigore della NASpI e la fine dell’ASpI che va sanata per tutti i lavoratori stagionali, perché con la soluzione proposta dal governo, oltre 300.000 precari, dal 2016, avranno meno tutele.
D. Cosa ne pensi dell’intervento sul demansionamento?
R. Siamo fortemente contrari, ci sembra una vera e propria legalizzazione di una pratica ingiusta. La nuova normativa prevede, infatti, la possibilità di fare accordi individuali: un’opportunità che rischia di aprire una strada alle imprese che, con il coltello dalla parte del manico, potranno creare forti penalità ai lavoratori in merito a inquadramento e retribuzione.
D. Cosa ne pensi della semplificazione dei controlli a distanza?
R. La modifica dell’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori è molto pericolosa, perché elimina il divieto generale di utilizzo di impianti audiovisivi per finalità di controllo dell’attività dei lavoratori, elencando, a contrario, i casi in cui la videosorveglianza è consentita. Sono casi molto generici, alle esigenze organizzative (già previste dal vecchio testo) si aggiungono la sicurezza del lavoro e la tutela del patrimonio aziendale che in linea teorica legittimerebbero i controlli in ogni locale aziendale (benché previo accordo con le rappresentanze sindacali). Altro punto critico è la facoltà di videosorvegliare i lavoratori anche in mancanza di accordo con le OO.SS. per registrare gli accessi e le presenze. Anche qui, il nostro giudizio è assolutamente contrario: in un attimo si vogliono cancellare conquiste dei lavoratori frutto di anni di lotte, riducendone le tutele.
D. Dunque, l’impressione complessiva sul Jobs Act resta negativa?
R. Tutta l’impostazione della riforma sposta il baricentro degli interventi a favore delle aziende. Se a questo aggiungiamo un contratto senza più bisogno di motivazione e senza condizionamenti e la evidente incentivazione al ricorso dei voucher, abbiamo un primo quadro fortemente negativo che conferma l’impostazione del Governo nel voler ridurre le prestazioni, i costi del sistema pubblico e delle imprese. Come Uil abbiamo contestato con forza queste scelte e continueremo a farlo, sottolineando il fatto che al di là delle parole l’esecutivo continua a sfornare provvedimenti che aumentano la precarietà e la subalternità del lavoratore nei confronti dell’impresa.