GIORNATA DELLA MEMORIA
3 Ottobre, ricordando le vittime dell’immigrazione
La responsabilità é di tutti, nessuno escluso
di Maria Laurenza
«Ognuno ha lasciato la sua casa per una ragione o per l’altra. Questo, però, è certo: che nessuno è rimasto nel luogo dove è nato. Incessante è il peregrinare dell’uomo. In un mondo così grande ogni giorno qualcosa cambia: si gettano le fondamenta di nuove città, nascono popolazioni con nuovi nomi, via via che si estinguono quelle che c’erano prima o si incorporano con altre più forti». (Cit. Seneca).
Il 3 ottobre di tre anni fa, un’imbarcazione carica di migranti in maggioranza eritrei, affonda nei pressi delle coste di Lampedusa. Si tratta del naufragio più grave accertato in termini di perdite di vite umane: 368 morti accertati, altri venti presunti, 155 superstiti, di cui 41 bambini. Nonostante la drammaticità dell’evento non si è trattato purtroppo dell’ultimo grave naufragio che si è verificato nel Mediterraneo: in questi 3 anni le stragi sono continuate. Dall’inizio del 2016 le vittime sono già 3.500. E dietro i numeri, le vite, le storie, i nomi, i volti, le storie di un’emergenza umanitaria senza precedenti e di un fenomeno divenuto strutturale anche nel nostro Paese. Il 16 marzo 2016 il Senato ha approvato in via definitiva la legge che istituisce la Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione da celebrarsi il 3 ottobre. La giornata, è stata voluta per conservare il ricordo di quanti hanno perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre e alla povertà. E’ uno spazio dedicato alla memoria di uomini, donne, bambini di cui non sappiamo nulla ma di cui sappiamo che hanno trovato la morte durante quel viaggio verso un futuro migliore. Tuttavia questa è anche una giornata importante per approfondire il tema delle migrazioni, una giornata di conoscenza da vivere su tutto il territorio nazionale per trovare soluzioni e costruire una cultura dell’accoglienza, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per sollecitare il nostro Paese e l’Europa intera. L’auspicio è che questa Giornata non solo sia foriera di processi inclusivi di dialogo tra differenti culture, ma possa soprattutto tradursi anche in risposte concrete. Perché di fronte al lungo elenco di vittime ingoiate dal Mediterraneo non possiamo voltarci dall’altra parte: la responsabilità è di tutti e nessuno può sentirsi escluso.