L’INTERVISTA
Tutele crescenti, il fallimento é nelle cifre
di Fabrizio De Pascale
Nel nostro ormai consueto incontro domenicale con il segretario generale della Uila Stefano Mantegazza, analizzando attentamente i dati sull’occupazione emerge che, a dispetto dei numeri propagandati dal governo, il contratto a tutele crescenti sta solo trasformando lavoro a tempo indeterminato in contratti a termine e che per i giovani non ci sono tutele crescenti ma solo maggiore precarietà.
Fabrizio. Buongiorno Segretario, come va?
Stefano. Ho un cerchio alla testa…
F. Come mai, mangiato pesante ieri sera?
S. No, guardo questi dati sull’occupazione e non ci capisco niente. C’è chi scrive di centinaia di migliaia di posti di lavoro in più. Io vado in giro per le fabbriche e tutti questi nuovi assunti non li vedo.
F. Beh anche il ministro Poletti e il responsabile economico del PD Taddei parlano del grande successo del contratto a tutele crescenti…
S. Magari fosse… Purtroppo la realtà a me sembra diversa. Con il contratto a tutele crescenti le aziende fanno semplicemente il turn-over. È un po’ come i famosi carri armati che i gerarchi fascisti presentavano a Mussolini. Gli facevano fare il giro dell’isolato e li presentavano per nuovi, così che dieci carri armati sembrava fossero 50…
F. E i giornali li aiutavano…
S. Allora come oggi. La disinformazione sulla realtà del mercato del lavoro regna sovrana.
F. Ok, sempre a prendertela con i giornali. Comunque, visto che hai mal di testa me ne torno a casa. Così, almeno questa domenica la posso dedicare allo shopping natalizio…
S. No. Aspetta! Aiutami. Prendi la calcolatrice facciamo due conti…
F. Due conti? Ma dai! Guarda che le interviste con i numeri sono noiose…
S. Ok lasciamo stare l’intervista, prendi la calcolatrice e aiutami a fare i conti degli occupati in ottobre.
F. Pronti!
S. Allora, a ottobre su settembre sono stati distrutti 39 mila posti di lavoro. In questo contesto ci sono solo 2 mila assunti in più a tempo indeterminato.
F. Il dato è brutto ma è quello di un mese e, come si dice, una rondine non fa primavera…
S. Segnati quest’altro: nel trimestre agosto-ottobre, rispetto a quello precedente, i lavoratori dipendenti sono cresciuti di 55.000 unità, risultato della somma algebrica di 87.000 assunti in più a tempo determinato e 32.000 in meno a tempo indeterminato.
F. Mi sa che il tempo volge al brutto…
S. Aspetta! Segna questo ultimo dato: ottobre 2015 su ottobre 2014, abbiamo 158 mila lavoratori dipendenti in più, di cui 13.000 a tempo indeterminato e 146.000 a termine.
F. Ma allora è un disastro! Il tanto decantato contratto a tutele crescenti, anziché una positiva innovazione è l’ennesima bufala?
S. E già! È un bel regalo alle imprese che possono sostituire il personale, pagandolo meno, senza però creare neppure un posto di lavoro in più. La UIL ha denunciato fin dall’inizio che il contratto a tutele crescenti non avrebbe funzionato.
F. Ma allora i buoni propositi di Renzi?
S. Questo governo porta avanti la stessa politica economica dei precedenti; condivide con l’Unione europea e con la cancelliera tedesca l’idea di una crescita del paese fondata sul binomio: più esportazione, meno valore al lavoro. Il boom dei voucher, la minaccia del salario minimo per legge, i contratti bloccati, le tasse che aumentano, sono tutti elementi che compongono una miscela esplosiva che impoverisce il paese.
F. E quindi?
S. Se tu fossi un imprenditore creeresti lavoro, investiresti i tuoi soldi in un paese che diventa sempre più povero?
F. Effettivamente no. Senti mi stai facendo passare anche l’appetito.
S. Siccome devi dimagrire, ti do un’altra brutta notizia…
F. No basta!
S. Se dai una occhiata alle classi di età in cui si distribuiscono i nuovi occupati, scopri che il nostro mercato del lavoro diventa sempre più anziano. Per i giovani c’è solo maggiore precarietà.
F. Ma come? E tutta l’attenzione di Renzi per i giovani? E il suo “j’accuse” nei confronti dei sindacati colpevoli di tutelare solo gli occupati?
S. L’Italia è un paese di artisti, scrittori, cantanti… Ricordi la canzone di Mina? “Parole, parole, parole…”.