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Sanpellegrino e sindacati insieme per valorizzare acque minerali

29 Gennaio 2016
in ALIMENTARE
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LAVORO
Sanpellegrino e sindacati insieme per valorizzare acque minerali
Pellegrini (Uila): “Difesa ambiente e tutela lavoro vadano di pari passo”
di Pietro Pellegrini

Il Protocollo d’intesa, siglato ieri, a Roma, tra il Gruppo SanPellegrino e i sindacati Fai, Flai e Uila, alla presenza del ministro del lavoro Giuliano Poletti, oltre ad essere di grande importanza per il settore delle acque minerali e per gli obiettivi che si prefigge, segna un punto di svolta, una novità nelle relazioni industriali-sindacali.

La parola sostenibilità è entrata a far parte del linguaggio comune a tal punto da essere spesso utilizzata anche impropriamente o senza che essa sia veramente contestualizzata. Noi con questa iniziativa intendiamo dare forma e contenuto a qualcosa che rimane spesso sulla carta e tra le linee di principio delle aziende. Dando seguito ad una serie di impegni presi in precedenza con il gruppo Sanpellegrino, dimostriamo che la sostenibilità economica, sociale e ambientale e la cd. “green economy” possono non essere dei contenitori vuoti se a farla sono in primis le aziende e i lavoratori.

Ma facciamo anche di più: attiviamo una reazione a catena. Con questo protocollo d’intesa nel settore delle acque minerali e delle bevande mettiamo in moto una pratica innovativa, dando l’esempio a tutto il comparto, in cui sindacato e impresa insieme lavorano per raggiungere degli obiettivi comuni, i cui risultati andranno a beneficio, non solo di coloro che sottoscrivono l’accordo, ma di tutta la comunità e dei consumatori finali. Nel settore alimentare diversi grandi gruppi hanno avviato volontariamente dei programmi di intervento mirati a ridurre l’impatto ambientale generato dalle produzioni ed hanno poi condiviso queste “buone pratiche” negli accordi con il sindacato, coinvolgendo i lavoratori nell’attuazione di questi obiettivi (è il caso dell’accordo integrativo Barilla, in cui l’azienda rende conto delle iniziative intraprese in merito fissando “ulteriori obiettivi di miglioramento come la riduzione del consumo totale di energia (10%) e di acqua (30%) per singola unità di prodotto che potranno essere ottenuti attraverso… il contributo e il coinvolgimento di tutti i lavoratori”). Inoltre attraverso lo strumento del “bilancio sociale di sostenibilità” diverse aziende si sono impegnate ad assumere iniziative sui temi della responsabilità sociale, ambientale ed economica e di condividerle con i lavoratori (è il caso di Heineken che ha avviato nel 2010 il programma “Brewing a better future” per promuovere la responsabilità sociale e la sostenibilità ambientale, confrontandosi con il sindacato sugli obiettivi e le sfide da perseguire e concedendo ai lavoratori la possibilità di usufruire di una giornata di permesso l’anno da dedicare ad “attività di solidarietà e di sviluppo sociale”).

Noi della Uila siamo convinti, oggi più che mai, che il rispetto dell’ambiente e la difesa del lavoro debbano procedere di pari passo e che la ricerca e l’applicazione di nuovi modelli sostenibili di produzione in tutti i settori debbano essere al centro delle strategie future del sindacato.

Siamo convinti che un sindacato moderno che voglia essere protagonista delle politiche di cambiamento non possa esimersi dal considerare, oltre alla tutela dei lavoratori, la questione ambientale e lo sviluppo sostenibile temi ineludibili della propria attività. Vogliamo quindi essere parte attiva di una nuova visione e porre in essere tutte le azioni volte a contribuire a uno sviluppo sostenibile e a creare lavoro di qualità, anche dal punto di vista del rispetto dei contratti, delle leggi sociali e dei diritti dei lavoratori.

Non è un caso che la firma è avenuta nonostante il momento difficile che le relazioni industriali stiano vivendo (anche se uno spiraglio è arrivato dalla riapertura delle trattativa per il rinnovo del contratto nazionale prevista per il 3 Febbraio) perché crediamo negli obiettivi perseguiti da questo protocollo e crediamo nel valore del perseguirli insieme, sindacato e impresa. L’intesa dà seguito non solo all’impegno preso sei anni fa presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ma soprattutto all’accordo integrativo firmato a maggio, a Milano. Un accordo importante e innovativo che siamo soddisfatti di sottoscrivere con il gruppo SanPellegrino azienda con alti standard di condizioni di lavoro offerte ai lavoratori da un punto di vista normativo, contrattuale, di sicurezza e salute, sia per i materiali utilizzati nell’imbottigliamento, sostenibili e riciclabili al 100%, sia nell’attenzione all’impatto ambientale del trasporto.

Per quanto riguarda il protocollo voglio sottolineare alcuni punti fondamentali.

Uno degli obiettivi principali è quello di evidenziare il reale valore dell’acqua minerale. Un aspetto che, sebbene a prima vista possa sembrare semplicistico, è secondo me di grande importanza anche perché protagonisti ne sono i cittadini-consumatori che hanno il diritto di essere informati adeguatamente sulle reali caratteristiche e differenze con la normale acqua potabile.

I consumatori italiani hanno sempre più voglia non solo di mangiare sano, ma anche di bere sano. E di qualità. Attenzione, perché la tendenza non riguarda solo vino e birra, ma anche le bevande analcoliche e soprattutto le acque minerali. A dirlo sono proprio gli ultimi trend di mercato che oltre a rilevare la ripresa nel 2015 del settore di succhi e bibite, evidenziano il grande ruolo che in questi numeri hanno le acque minerali. Basta vedere i dati. Se nel 2014 il consumo complessivo delle bevande analcoliche (acque confezionate, bibite gassate e lisce, succhi e bevande frutta) è stato pari a 15.090 milioni di litri, le acque confezionate da sole hanno raggiunto gli 11.350 mln di litri. Non solo. L’andamento è stato negativo per tutte le categorie di bevande, ad eccezione delle acque minerali, che pur in una situazione climatica negativa sono riuscite a consolidare i volumi del 2013 e ha fatto registrare un incremento dell’1,4% nelle vendite. La produzione totale si è attestata a 12,55 miliardi di litri, rispetto ai 12,40 del 2013 (+1,2%) ed il giro d’affari complessivo dei produttori italiani è stato di 2,40 miliardi di euro, contro i 2,26 dell’anno precedente (+6,2%)

Per quanto riguarda il 2015, invece, la crescita dei volumi di acque minerali a Settembre è stata di oltre l’8% nei canali della moderna distribuzione (iper + super + superette + discount) con un aumento durante il periodo estivo sia dei volumi (8%) in volume che del valore (10%).

Questi numeri se da un lato evidenziano la crescita della consapevolezza dei consumatori e l’esigenza di avere un prodotto buono, sano e sicuro e dall’altro testimoniano come l’acqua stia entrando ormai a pieno titolo tra le bevande simbolo del Made in Italy. Che sia una scelta salutistica, di brand o di gusto è ormai acclarato che l’acqua non si beve più tanto per bere.

L’Italia ha sete di bibite sane e buone.

E’ dunque nostro dovere informare e tutelare i consumatori contro quei prodotti che non rispondono a tali requisiti. In Italia si contano oltre 430 diverse sorgenti di acque minerali, le cui caratteristiche intrinseche, diversamente dalle cosiddette acque del sindaco sono la purezza all’origine, la qualità, la salubrità. Sono aspetti spesso ignorati dai consumatori che vengono anche confusi da una non adeguata comunicazione in merito e dalle credenza sulle fontanelle che in molti Comuni i sindaci presentano erroneamente come acqua minerale.

Le caratteristiche idrogeologiche del nostro territorio e la grande quantità di sorgenti presenti, molte delle quali effervescenti naturali, rendono l’offerta inesauribile e senza dubbio caratterizzata da grande qualità e purezza.

Non possiamo quindi farci sfuggire l’occasione di valorizzare questa risorsa a livello economico. Non solo in Italia, ma anche e soprattutto all’estero.

Una valorizzazione adeguata dell’acqua minerale non può che portare positive ricadute occupazionali dirette ed indirette.

I dati parlano di un settore in salute e in crescita, una produzione di eccellenza del nostro paese che dà lavoro a tantissime persone occupando, complessivamente, circa 35.000 addetti e consentendo alle oltre 130 aziende, presenti soprattutto nei piccoli centri, di sviluppare un giro d’affari di circa 2 miliardi e mezzo di euro l’anno. Un settore che può ancora dare molto sotto il profilo economico ed occupazionale ed è per questo che è importante agire sul fronte della valorizzazione dell’acqua come risorsa economica del made in Italy.

E a questo proposito, non posso non affrontare la questione del lavoro, altro elemento di grande rilievo per il comparto considerato che la delicatezza delle attività industriali di imbottigliamento richiede lo sviluppo di competenze professionali e di un indotto locale a supporto delle attività industriali. Ed è per questo che uno degli obiettivi dell’accordo, in cui maggiormente credo, è la necessità di adottare i più alti standard di sicurezza e di qualità del lavoro, valorizzando le opportunità occupazionali e di sviluppo sociale dei territori montani dove sorgono le fonti e in cui le attività industriali di imbottigliamento rappresentano spesso la principale opportunità di occupazione. La specializzazione del lavoro e, al tempo stesso, il miglioramento di tutte le condizioni idonee a svolgerlo nel modo migliore devono essere quindi al centro delle azioni perseguite nell’interesse dei lavoratori dal protocollo.

In tal senso, come accennavo prima, riconosciamo a San pellegrino la messa in atto sia di politiche volte a valorizzare le politiche del lavoro, il welfare e la sicurezza e la salute dei lavoratori sia efficaci politiche di risparmio energetico ed idrico, attraverso gli investimenti in ricerca e sviluppo per l’individuazione di bottiglie prodotte con PET riciclato (oggi distribuite con il marchio Nestlé Vera) e, successivamente, per una plastica dall’origine ancora più sostenibile, proveniente da fonti rinnovabili.

Siamo quindi convinti che da questo Protocollo potranno derivare solo effetti positivi. L’impegno da parte del gruppo e del sindacato nel perseguire i medesimi obiettivi per l’ambiente, per i lavoratori e per i consumatori non può che essere di buon auspicio per proseguire sulla strada del dialogo e del confronto anche con altri gruppi, che spero seguano l’esempio di questo accordo.

Confronto che mi auguro porti a dei buoni risultati anche sul fronte delle trattative del rinnovo del contratto nazionale dell’intera industria alimentare.

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