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Previdenza: un’intesa che apre scenari nuovi

3 Ottobre 2016
in L'INTERVISTA
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L’INTERVISTA
Previdenza: un’intesa che apre scenari nuovi
di Fabrizio De Pascale

Domenica era il compleanno di Stefano Mantegazza e, sicuro di trovarlo intento a imbastire una giornata di festeggiamenti, lo chiamo al telefono per fargli gli auguri e, soprattutto, per rassicurarmi sulla possibilità di andare in barca. E invece…

Fabrizio. Ciao Segretario! Tanti auguri!
Stefano. Grazie! In effetti è una bella domenica. Stavo per chiamarti, vorrei fare un’intervista.

F. Scusa? Ho capito bene? Anche oggi, 2 ottobre, giorno della tua festa?
S. È il mio compleanno, non il tuo e lo festeggio come mi pare. Dai sbrigati che ti faccio assaggiare una birra al pino mugo…

F. Eccomi qua! Immagino vorrai parlare dell’accordo con il Governo sulla previdenza?
S. Trattasi di un verbale, mi si dice…

F. Si, ma di un verbale sottoscritto…
S. Che promuove scelte certe e ne rinvia altre a ulteriori approfondimenti, ma che comunque prevede uno stanziamento di 6 miliardi di euro in tre anni, che non sono bruscolini…

F. In effetti… Ma prima di entrare nel merito una domanda: il Governo sembra aver cambiato strada nei confronti del sindacato? Forse Renzi ha letto la tua intervista di qualche settimana fa nella quale parlavi dell’esigenza del Governo, per garantire la sua sopravvivenza, di un patto sociale con il sindacato?
S. Non so se Renzi ha letto quell’intervista. Di certo, un cambiamento di rotta c’è stato. Dopo averci demonizzato per mesi, il Governo con la firma di questo documento sembra aver ingranato la retromarcia, riconoscendo il sindacato e il suo ruolo.
Questo documento è importante perché segna il ritorno a momenti di confronto con il sindacato e porta con sé l’implicito riconoscimento della funzione di rappresentanza delle grandi associazioni.

F. Veniamo al merito. Cosa prevede il verbale d’accordo?
S. Innanzitutto alcune importanti novità per i pensionati: viene aumentata la detrazione d’imposta (riconosciuta fino a 55.000 euro) per chi ha più di 74 anni al fine di uniformare la loro “no tax area” a quella dei lavoratori dipendenti (8.125 euro). Inoltre si prevede un intervento sulla 14° mensilità, teso ad aumentare gli importi corrisposti e a estendere la platea dei beneficiari di circa 1,2 milioni di pensionati.

F. E poi?
S. L’accordo accoglie una richiesta di equità, da tempo avanzata dal sindacato: l’abolizione del costo dei ricongiungimenti contributivi, un balzello odioso in un’epoca di contratti di lavoro discontinui, modifiche aziendali e con un sistema pensionistico diventato ormai esclusivamente contributivo.

F. Mi sembrano decisioni importanti, un buon inizio…
S. Purtroppo però, per quanto riguarda le soluzioni realmente esigibili, ci fermiamo qui.

F. Ma dai, non è possibile. E per i lavoratori precoci? E sui lavori usuranti?
S. Per i precoci si parla di interventi diretti a eliminare le penalizzazioni esistenti e della possibilità di andare in pensione con 41 anni di contributi per: disoccupati senza ammortizzatori sociali, disabili e occupati in attività “particolarmente gravose”. Per quanto riguarda i lavori usuranti si punta a rendere più facile l’accesso alla pensione ma l’attuale normativa rende quasi impossibile l’individuazione di queste mansioni. Tutta la materia è da definire meglio.

F. Però c’è l’APE?
S. È la parte dell’accordo che più mi lascia perplesso…

F. Andiamo bene…
S. Eleonora, la nostra esperta dell’ufficio studi, ha scritto un approfondimento (vedi articolo ndr) e sta preparando una scheda tecnica sull’APE per spiegarne bene contenuti e problemi conseguenti. Mi auguro che tutti i nostri iscritti la leggano con attenzione. Io mi limito ad alcune osservazioni.

F. Sentiamo…
S. L’APE volontaria, scelta dal lavoratore “over 63” che lascia volontariamente il lavoro, è una follia. Il costo a carico del futuro pensionato è tra il 20-25% della pensione che difficilmente supererà 1.200 euro netti al mese. Un taglio di un quinto di questo importo è impensabile…

F. Sono d’accordo ma a noi interessa tutelare soprattutto chi è espulso dal mercato del lavoro e che potrà utilizzare, senza costi, l’APE agevolata o “sociale”.
S. Hai ragione, ma anche qui vi sono alcuni passaggi dell’intesa tutti da chiarire…

F. Ah! Puoi fare un esempio?
S. Nel testo del documento le lavoratrici e i lavoratori ammessi a questa opportunità sono quelli “ritenuti in condizioni di maggior bisogno”, in base ai seguenti requisiti: stato di disoccupazione (e assenza di reddito); gravosità del lavoro (pesante o rischioso); condizioni di salute; carichi familiari (presenza di parenti conviventi con disabilità grave).
E poi ci sono le modalità dalle quali si rileva la gratuità, che dovrebbe avvenire, recita il documento, “tramite la definizione di bonus fiscali aggiuntivi o di trasferimenti monetari diretti, volti a garantire un “reddito ponte” interamente a carico dello Stato per un ammontare prefissato (ferma restando la facoltà dell’individuo di richiedere una somma maggiore)”.

F. Un bel pastrocchio!
S. Tradotto vuol dire che sindacati e Governo dovranno incontrarsi per cercare un accordo su quali e quanti lavoratori potranno approfittare di questa opportunità e su come effettivamente realizzare il “reddito ponte”. Se saranno tanti, potremmo essere soddisfatti, se saranno pochi…

F. Poi c’è un terzo filone che qualcuno chiama APE aziendale…
S. Si è interessante ma, anche questo, ancora tutto da scrivere. Diciamo che il “il combinato disposto” tra il testo sottoscritto tra Governo e sindacati e quello firmato qualche giorno fa sullo stesso tema con Confindustria, può portare alla seguente conclusione: l’APE aziendale potrebbe essere finanziato, per i lavoratori coinvolti in ristrutturazioni (in tutto o in parte), dal datore di lavoro, utilizzando a tal fine il contributo dello 0,30%, oggi destinato all’indennità di mobilità (che esce di scena a fine 2016) e che vale 600 milioni l’anno. Alla stessa finalità potrebbero concorrere anche gli Enti bilaterali. Ma ripeto si tratta di intese tutte da scrivere…

F. In conclusione?
S. Soddisfazione per il valore politico della firma e perché si alza il reddito dei pensionati più poveri. Per quanto riguarda l’APE, volontariamente sarà utilizzata da pochissimi, per fortuna. Mentre il giudizio su questa opportunità per chi non ha alternativa va rinviato a quando cadranno i punti interrogativi cui accennavo prima.
Comunque apprezziamo che sulla previdenza si mettano, finalmente, risorse in più, dal momento che fino a ieri è stata usata come un bancomat per far fronte alla crisi del paese.

F. Scusa mi avevi parlato di una birra al pino mugo. Forse è arrivato il momento di gustarla.
S. Giusto, dovrebbe essere fresca al punto giusto. E la prossima volta te ne decanterò le virtù…

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