L’INTERVISTA
Pressione fiscale in aumento, paese sempre in bilico
di Fabrizio De Pascale
Al di là delle belle parole e dei numeri che possono essere dati e interpretati in mille modi, oggi ho scoperto, sulla mia pelle, che negli ultimi due anni la pressione fiscale è cresciuta e che il paese è l’economia del paese è sempre in bilico e rischia un nuovo tonfo se il governo Renzi non interviene con forza e rapidamente sulla strada della spending review e della riduzione delle tasse sul lavoro per far ripartire i consumi.
Fabrizio. Finalmente tutto si fa più chiaro, cadono le maschere, finalmente emerge la realtà!
Stefano. Quante volte ti ho detto che non si fa colazione con i superalcolici. Che ti sei bevuto oggi?
F. E’ inutile che fai lo spiritoso. Ha ragione Renzi: sei un gufo! Hai passato mesi a terrorizzarmi sui conti del paese che non tornano, sull’Italia che non ce la fa e invece eccoti servito: dopo 3 anni di recessione torna il segno + davanti al nostro Pil che cresce dello 0,8% nel 2015 e non dello 0,7% come dicevi tu! Uccellaccio del malaugurio! E poi leggi qua: il deficit scende al 2,6% del Pil, il debito al 132,6%, cala la pressione fiscale e aumentano gli occupati. Sei senza difese!
S. Magari fosse vero ma sai bene che non è tutt’oro quello che luccica. Meriti comunque una risposta ordinata. Il Pil del 2015 passa da 0,7 a 0,8% perché l’anno scorso ci sono stati tre giorni lavorativi in più che hanno salvato il nostro Pil da una figura “statistica” peggiore di quanto non sia la realtà dell’economia.
Sul segno + davanti al Pil non vi erano dubbi, il problema è che cresciamo la metà della media europea.
In quanto alla crescita dell’occupazione sarebbe da chiedersi se è dovuta ai forti sconti contributivi o ai fattori esterni che abbiamo più volte indicato.
Resta però una certezza…
F. Quale di grazia?
S. Che tre milioni di disoccupati sono un numero insostenibile per il paese e che non li riassorbiremo mai con gli obiettivi di crescita che il Governo si è posto e che la precarietà introdotta con i voucher ha trasformato l’anno scorso tanti lavoratori stagionali in altrettanti fantasmi. E poi scusa hai qui la tua busta-paga?
F. Si certo, la porto sempre con me…
S. Bravo, tirala fuori, leggiamola insieme.
F. Devo confessare che non sono molto esperto. Quali voci devo verificare?
S. Una sola, quella delle ritenute fiscali. Sono diminuite rispetto all’anno scorso?
F. Effettivamente no! E, in effetti, facendo le somme ho scoperto che la mia retribuzione netta negli ultimi due anni è diminuita, seppur di poco, malgrado lo stipendio lordo sia leggermente cresciuto…
S. E allora di che parli?
F. Però così non vale. Sei tu l’uomo dei numeri e allora una volta tanto te li leggo io: secondo l’ISTAT la pressione fiscale è scesa nel 2015 dal 43,6% al 43,3%.
S. Vero, ma come è stato sottolineato parliamo sempre di numeri abnormi. Comunque non voglio polemizzare con te sui numeri e in particolare sullo 0, …
F. Sono io che voglio polemizzare con te….
S. La verità è che siamo di fronte a un mondo a rischio conflitti, a una economia globale che rallenta e a una ripresa del nostro paese molto debole, qualcuno ha scritto addirittura che forse non è neanche una vera ripresa”.
F. Un altro gufo.
S. Forse. Ma al di là di questo proviamo a fare un passo in avanti guardando il bicchiere mezzo pieno.
F. Oh così mi piaci. Vediamo!
S. Abbiamo quattro elementi a favore del paese: la crescita che c’è, anche se debole; l’avanzo primario; un tasso di rifinanziamento del debito pubblico molto basso e 71.000 posti di lavoro in più a Gennaio rispetto a Dicembre. Tutti segnali piccoli che però vanno nella direzione giusta.
F. E allora?
S. Questo è il momento per una vera spendingreview indispensabile a tagliare le tasse sul lavoro e a far ripartire i consumi e l’inflazione.
F. E la ricetta è sempre la stessa?
S. Si sempre. Se non torniamo a una crescita forte e duratura, alla prima curva in salita l’Italia va fuori strada
F. Ma sei un gufo!!
S. Forse hai ragione.