Pesca illegale
Accordo Fao importante passo avanti verso la legalità
La soddisfazione di Fai-Flai-Uilapesca
di Fabrizio De Pascale
La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (IUU l’acronimo inglese) sarà resa più difficile grazie all’entrata in vigore, il prossimo 5 giugno, dell’Accordo sulle misure dello stato di approdo (PSMA l’acronimo inglese), un trattato internazionale di portata storica promosso dalla FAO nel 2009.
Complessivamente, i 29 paesi e l’Unione Europea (che ha firmato come entità unica per i suoi stati membri) firmatari e che hanno ratificato l’accordo, nel 2013 rappresentavano il 62% delle importazioni e il 48% delle esportazioni mondiali di pesce, per un valore, rispettivamente, di 133 e 139 miliardi di dollari. Ogni anno, vengono pescate illegalmente circa 26 milioni di tonnellate di pesce, per un valore pari a 23 miliardi di dollari.
“Questa è l’alba di una nuova era nella lotta contro la pesca illegale” ha dichiarato il Direttore Generale della FAO Jose Graziano da Silva “negando ai pescatori senza scrupoli porti sicuri e accesso ai mercati, l’accordo condurrà l’industria ittica verso una maggiore sostenibilità e avrà un considerevole effetto domino sulla catena di distribuzione”.
Come funzionerà
Le misure dello stato di approdo riguardano le azioni volte a identificare la pesca illegale quando le navi arrivano al porto. Il nuovo trattato prevede che le parti stabiliscano dei porti riservati alle navi straniere, rendendone più semplice il controllo. Tali imbarcazioni dovranno richiedere in anticipo il permesso a entrare nei porti, fornire alle autorità locali le informazioni richieste, in particolare sul pescato che hanno a bordo, e permettere l’ispezione, tra le altre cose, dei libri contabili, delle licenze, delle attrezzature da pesca e dell’attuale carico. L’accordo esorta i paesi a vietare l’accesso o a ispezionare le navi che hanno praticato pesca illegale e a prendere le misure necessarie. A supporto di tali misure, l’accordo prevede anche l’obbligo dei paesi di condividere a livello regionale e globale le informazioni riguardo le imbarcazioni coinvolte in attività di pesca illegale. L’accordo si applica a qualsiasi utilizzo di un porto, quindi anche le navi che devono semplicemente fare rifornimento dovranno conformarsi ai requisiti di ispezione.
La soddisfazione di Fai-Flai-Uilapesca
Con un comunicato stampa unitario Fai, Flai e Uilapesca hanno accolto con soddisfazione la notizia dell’entrata in vigore dell’accordo perché “introduce la possibilità per tutti gli stati di ispezionare e contrastare questa attività illecita, indipendentemente dalla nazionalità della nave che la esercita. Fino ad oggi, infatti solo gli stati ‘di bandiera’ potevano controllare e reprimere le attività illegali delle proprie navi nazionali. Ci auguriamo che tale attività di controllo si estenda in futuro anche alla verifica a bordo delle navi da pesca, del rispetto dei diritti e delle condizioni di lavoro dei pescatori, previsti dalla Convenzione Ilo C 188, il cui processo di ratifica da parte del nostro paese è stato recentemente avviato in parlamento”.
Sul ruolo degli stati di approdo alla lotta alla pesca illegale e sull’applicazione della Convenzione ILO C188, la UilaPesca ha pubblicato nel dicembre 2014 una ricerca, realizzata con il contributo del Mipaaf cosultabile su:
http://www.uilapesca.eu/public/eventi/20121201/imm/aggiornamenti/2014.12 Stati Porto.pdf