LEGGE DI StabilitA’
Pensioni: Renzi, ci vuole più coraggio!
Quattro interventi, ma la vera riforma non c’è
di Eleonora Tomba
La bozza di legge di stabilità 2016 presentata da Renzi in conferenza stampa e trasmessa pochi giorni fa al Senato mette in cantiere quattro misure che riguardano le pensioni. Purtroppo, però, nessuna di queste realizza la flessibilità in uscita tanto auspicata. La giustificazione del Governo è che una riforma del sistema pensionistico, che agevoli l’uscita anticipata, potrebbe avere dei costi enormi per il bilancio dello Stato e che, quindi, debbono essere effettuate una serie di verifiche che richiedono tempo. In soldoni: oggi non ci sono le risorse.
Gli interventi previsti riguardano la settima salvaguardia, il prolungamento dell’opzione donna anche a coloro che maturino solo i requisiti di pensione entro il 31 dicembre 2015 (e non la decorrenza), l’ampliamento della no tax area per i pensionati dal 2017 e un timido tentativo di flessibilità che consente di ridurre l’orario di lavoro negli ultimi anni.
Al di là degli slogan, a cui ormai siamo abituati, non sono queste le vere misure che ci aspettavamo e le risorse stanziate sono comunque insufficienti a coprire i potenziali beneficiari.
La settima salvaguardia, che oltretutto esclude espressamente i lavoratori agricoli e gli stagionali dell’industria, taglia fuori ancora una volta una fetta importante di coloro che la Riforma Fornero ha costretto a rimanere a lavoro (se c’è) per qualche anno in più.
L’opzione donna viene sì estesa, ma limitatamente a coloro che maturino i requisiti entro il 31 dicembre 2015, non oltre, costringendole a veder ricalcolato il proprio assegno con il sistema interamente contributivo. Questa opzione andrebbe piuttosto estesa individuando magari delle categorie precise di lavoratrici e consentendo il calcolo con un sistema meno penalizzante, cercando di comprendere che l’uscita anticipata dal mercato del lavoro a volte non è una scelta: ci sono lavori così pesanti che la rendono un obbligo.
Anche il cd. “invecchiamento attivo” potrebbe essere migliorato, in attesa di una reale riforma della flessibilità in uscita, non più rinviabile. Il lavoratore che sceglie di ridurre il proprio orario perderà il 35% della retribuzione e le aziende sopporteranno comunque un costo in più (la contribuzione) rispetto ad un normale part time: qualche incentivo fiscale aggiuntivo non guasterebbe.
Lo stesso innalzamento della no tax area di 250 euro, peraltro rinviato al 2017, non risolverà i problemi dei pensionati che non arrivano a fine mese, né potrà dare un contributo importante al rilancio dei consumi.
Caro Renzi, un po’ di coraggio! Le risorse si possono trovare, la Uil e la Uila lo dicono da tempo: gli sprechi veri da tagliare ci sono, e non stanno nei capitoli del welfare.
SETTIMA SALVAGUARDIA | OPZIONE DONNA | INVECCHIAMENTO ATTIVO | NO TAX AREA |
L’art. 18 della bozza di legge di stabilità 2016 prevede la settima possibilità di salvaguardia per coloro che sono rimasti fuori dal mercato del lavoro ma non hanno ancora raggiunti requisiti post Riforma Fornero per il pensionamento. Il Governo aggiunge 26.300 posti, ma contestualmente riduce di 24.064 quelli previsti dalle sei precedenti salvaguardie e rimasti inutilizzati. Di fatto, la nuova tornata allarga la possibilità di pensionamento solo per 2.236 lavoratori. Le categorie coinvolte sono: i lavoratori in mobilità o con trattamento speciale edile in base ad accordi stipulati entro il 2011 o i disoccupati a seguito di cessazione di attività aziendale o procedure concorsuali che maturino i requisiti per la pensione entro il periodo di trattamento o entro i 24 mesi con contribuzione volontaria; i lavoratori in congedo per assistere i figli con gravi disabilità; chi ha concluso un contratto a termine tra il 2007 e il 2011, non è stato reimpiegato; gli esodati veri e propri del 2012 e i licenziati tra il 2007 e 2011; gli autorizzati alla contribuzione volontaria. Tutti devono maturare i requisiti di pensione entro il 6 gennaio 2017. | L’art. 19 della bozza di legge di stabilità proroga l’opzione introdotta dalla Legge n. 243/2004 e successivamente adeguata alla speranza di vita, che consente alle lavoratrici con 57 anni e 3 mesi di età (58 e 3 mesi per le autonome) e 35 anni di contributi di accedere al pensionamento, ricalcolando però l’assegno loro spettante interamente con il sistema contributivo (ottenendo, così, un importo più basso rispetto a quello ordinariamente spettante). Tale facoltà era consentita purché la decorrenza teorica del trattamento spettasse entro il 31 dicembre 2015. La legge di stabilità 2016 estende ulteriormente tale possibilità, consentendo l’esercizio dell’opzione anche per coloro che raggiungano il requisito anagrafico e contributivo entro il 31 dicembre 2015 ma che, a causa della finestra mobile (12 mesi per le dipendenti, 18 per le autonome), potrebbero riscuotere il primo assegno pensionistico anche oltre tale data. |
L’art. 19 prevede anche la possibilità per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti del settore privato che maturino il requisito per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018 (66 anni e 7 mesi per gli uomini, 65 anni e 7 mesi nel 2016/2017 e 66 anni e 7 mesi nel 2018 per le donne) e posseggano quello minimo di contribuzione (20 anni), di optare per una riduzione dell’orario, che consenta loro un’uscita “morbida” dal mercato del lavoro. Per accedere all’agevolazione sarà necessario un accordo tra datore di lavoro e dipendente (depositato alla DTL) per un periodo non superiore a quello compreso tra la data di accesso al beneficio e la data di maturazione del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia. La riduzione d’orario dovrà essere compresa tra il 40 e il 60% dell’orario normale; al lavoratore non spetterà la retribuzione per le ore non lavorate ma il datore gli verserà direttamente in busta paga una somma pari alla contribuzione previdenziale che avrebbe corrisposto all’Inps per la parte di prestazione non effettuata. Tale somma non sarà tassata né assoggettata a contribuzione. Per il monte ore non lavorato sarà riconosciuta la contribuzione figurativa. |
Il medesimo art. 19 della bozza di finanziaria 2016, introduce anche un allargamento della cd. “no tax area” per chi è già in pensione, incrementando dal 1 gennaio 2017 le detrazioni a seconda dell’età. I pensionati fino a 75 anni titolari di un reddito complessivo fino a 15.000 euro beneficeranno della esenzione fiscale entro 7.7.50 euro (fino ad oggi 7.500), mentre gli ultra 75enni entro 8.000 euro (ad oggi 7.750). |