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Pensioni, la Consulta mette ko la “Fornero”

4 Maggio 2015
in Lavoro
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PENSIONI
La Consulta mette ko la “Fornero”
di Eleonora Tomba

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 70/2015, ha bocciato i criteri stabiliti nel 2011 e applicati nel 2012 e nel 2013 dal Governo Monti (nel cd. Decreto “Salva Italia”) per la perequazione delle pensioni, che prevedevano la rivalutazione al 100% per assegni fino a tre volte il minimo (poco più di 1.500 euro) ed escludevano la rivalutazione per assegni oltre questa cifra. Il meccanismo delle perequazione delle pensioni consente la rivalutazione annuale degli assegni in base al tasso di inflazione: è l’Istat che determina il valore della percentuale con la quale si incrementano i prezzi e, da quel momento in poi, la pensione viene aumentata di quello stesso valore. Dal primo gennaio 2014, gli assegni pensionistici sono tornati ad esser rivalutati con gradualità senza, però, recuperare i due anni di blocco. Tutto questo ha portato ad una riduzione del potere di acquisto dei pensionati e a una perdita economica (che forse potrà essere recuperata).

Ora, secondo gli esperti, gli effetti della decisione della Consulta potrebbero mettere in seria difficoltà le nostre finanze.

La platea di riferimento è molto ampia, si parla di circa 6 milioni di pensionati.

Per il Ministero dell’Economia, in attesa di valutare le motivazioni della sentenza, sembra inevitabile che ci siano impatti sulle finanze pubbliche, per il passato e per il futuro. L’ex Ministro Elsa Fornero ha dichiarato che si trattò di una scelta fatta “per fare risparmi in tempi brevi”. Risparmi di allora, che si ripercuoteranno oggi sul bilancio dello Stato con un aggravio di spesa stimato in circa 11-13 miliardi per il pregresso (2012-2014), a cui sommare almeno 3 miliardi l’anno per 2016 e 2017. Una situazione da risolvere in fretta, anche con un occhio a Bruxelles, se l’Italia vuole evitare procedure di infrazione ex post per deficit eccessivo.

Come la Uila ha sostenuto fin dall’inizio, anche questo provvedimento, come quello che ha generato migliaia di esodati, si è rivelato iniquo e non risolutivo per i problemi finanziari dello Stato: si è cercato, ancora una volta, di fare cassa nel modo sbagliato e adesso saremo tutti costretti a pagarne le conseguenze.

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