PENSIONI
Part time agevolato, un tesoretto per i prepensionandi
di Eleonora Tomba
La Legge di stabilità 2016 ha previsto la possibilità per lavoratori e lavoratrici dipendenti del settore privato di optare per un’uscita “morbida” dal mercato del lavoro, attraverso una riduzione dell’orario.
Per accedere a questa agevolazione oltre a dover maturare il requisito per la pensione di vecchiaia entro il 31 dicembre 2018 (66 anni e 7 mesi per gli uomini, 65 anni e 7 mesi nel 2016/2017 e 66 anni e 7 mesi nel 2018 per le donne) e possedere quello minimo di contribuzione (20 anni), sarà necessario un accordo tra datore di lavoro e dipendente per un periodo non superiore a quello compreso tra la data di accesso al beneficio e la data di maturazione del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia.
La riduzione dovrà essere compresa tra il 40% e il 60% dell’orario normale; al lavoratore non spetterà la retribuzione per le ore non lavorate ma il datore gli verserà direttamente in busta paga una somma pari alla contribuzione previdenziale (il 23,81%) che avrebbe corrisposto all’Inps per la parte di prestazione non effettuata. Per il monte ore non lavorato sarà riconosciuta la contribuzione figurativa.
Da una prima analisi, in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo, i dipendenti che opteranno per il part time agevolato potrebbero avere un importante beneficio economico: la somma pari alla quota di contribuzione pensionistica non versata all’Inps in conseguenza della riduzione d’orario, è esente da prelievo fiscale e contributivo e potrebbe consentire un guadagno netto maggiore rispetto ad un normale dipendente part time.
Prendiamo il caso di un lavoratore, residente a Roma (ai fini del calcolo di addizionali comunale e regionale) in possesso dei requisiti per l’accesso al part time agevolato, con una retribuzione lorda mensile di 2.500 euro, che opti per una riduzione di orario del 50%. La retribuzione lorda sarà, quindi, di 1.250 euro. Conseguentemente, il suo stipendio netto mensile passerà da 1.721 euro a 1.353 euro, contro i 1.055 euro che avrebbe percepito se si fosse trattato di un normale lavoratore part time al 50% (senza bonus contributivo).
L’importanza di questa norma è di tutta evidenza, non soltanto in termini di beneficio economico, ma perché va nella direzione della flessibilità in uscita che da tempo auspichiamo. Non è certo la soluzione definitiva per chi è costretto ad attendere oltre 66 anni per il pensionamento ed è impiegato in attività particolarmente faticose, ma è un primo passo.
Imboccata la via, chiediamo al Governo di mettere mano anche al problema di tutti coloro che hanno perso il posto a pochi anni dalla pensione e che non riescono a rioccuparsi: se le risorse per la previdenza pubblica sono sempre troppo scarse, il welfare contrattuale potrebbe costituire un valido sostegno. In questo senso, ci auguriamo che si apra presto un percorso condiviso per garantire a milioni di italiani non solo l’accesso anticipato alla pensione, ma anche di godere di un assegno che consenta loro una vita dignitosa.
IMPATTO NELLA BUSTA PAGA DI UN LAVORATORE CHE PASSA DA 2.500€ FULL TIME A 1.250€ PART TIME e RAFFRONTO CON LAVORATORE PART TIME A 1.250€ SENZA AGEVOLAZIONE |
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Retribuzione mensile lorda | Contributi | Irpef lorda | Detrazione fiscale | Irpef netta | Addizionali comunale e regionale | Bonus Renzi | Bonus contributivo netto | Retribuzione mensile netta | |
Full time | 2.500 € | 237,25 € | 560,94 € | 78,71 € | 482,23 € | 59,51 € | —— | —– | 1.721,01 € |
Part time 50% | 1.250 € | 118,63 € | 260,22 € | 133,98 € | 126,24 € | 29,75 € | 80 € | 297,63 € | 1.353,01 € |
Part time “normale” 50% | 1.250 € | 118,63 € | 260,22 € | 133,98 € | 126,24 € | 29,75 € | 80 € | —– | 1.055,38 € |