PARMALAT
Consumo di latte in calo, investimenti per 50 mln € nel 2015-16
di Teresa Annunziata
Si è svolto a Parma il primo incontro per l’informativa annuale del Gruppo Parmalat. Il management aziendale ha illustrato alle segreterie nazionali e territoriali di Fai, Flai, Uila e al coordinamento nazionale delle Rsu i risultati ottenuti nel 2015 e gli obiettivi per il 2016.
La quota di mercato del Gruppo si colloca in un mercato fortemente negativo ma, nonostante ciò, rimane significativa per il latte UHT, il latte fresco e la panna. Perché in Italia cala il consumo del latte? Sono aumentate, negli ultimi anni, le campagne anti-latte e il consumo di bevande vegetali, quindi l’8% degli italiani ha smesso di bere latte e il 14% ne ha ridotto il consumo. Anche per questi motivi la Parmalat ha stabilito le azioni da intraprendere per il prossimo periodo, tra cui: sviluppare i prodotti a marchio Parmalat, Zymil e dei marchi locali di latte fresco (Centrale del Latte di Roma, Berna, Lactis etc.); sviluppare le marche Chef e Santal anche su nuovi segmenti di mercato; accelerare il peso delle innovazioni e la vendita di nuovi prodotti (anche intercettando nuove tendenze e modelli di consumo).
Nel 2015 sono stati messi in campo investimenti tecnici per un ammontare di 28,5 milioni di euro, valore superiore rispetto a quelli inizialmente previsti; mentre per il 2016 sono stati preventivati 20 milioni di euro di investimenti per la parte industriale, logistica, linee di confezionamento e tetra pak. Inoltre, continuano le collaborazioni con università e istituti di ricerca (tra cui la Fondazione Veronesi con il progetto “Gold for Kids”) al fine di sensibilizzare sempre più i consumatori ad acquistare il latte, che secondo ricerche scientifiche è uno dei protagonisti di un’alimentazione sana e moderna.
Le organizzazioni sindacali Fai, Flai e Uila hanno sottolineato alla direzione aziendale che, per essere sempre più competitivi sul mercato, occorre investire con innovazioni di processo e di prodotto, puntare sulle diversificazioni produttive, aprire a nuovi segmenti di mercato attraverso strategie e processi integrati di filiera e adattarsi ai cambiamenti sociali e culturali della popolazione.