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Mantegazza: “200.000 firme per far bene al mio paese, con due disegni di legge”

23 Maggio 2017
in L'INTERVISTA
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L’INTERVISTA
Mantegazza: “200.000 firme per far bene al mio paese, con due disegni di legge”
di Fabrizio De Pascale

A conclusione dei suoi lavori, la Conferenza di organizzazione della Uila, svoltasi a Verona il mese scorso, ha approvato la proposta del segretario generale Stefano Mantegazza di lanciare una raccolta firme. Ne abbiamo parlato con il diretto responsabile di questa iniziativa che impegnerà fortemente tutta la Uila nei prossimi mesi.

Fabrizio. E allora segretario, nasce un nuovo progetto che, mi pare di capire, si presenta molto impegnativo “200.000 firme per far bene al mio paese”.
Stefano. Sono emozionato. Puoi non crederci ma mi succede sempre quando la Uila parte per una nuova sfida.

F. E che sfida! Presentare una proposta di legge di iniziativa popolare non è uno scherzo. E voi ne volete presentare due! Quali saranno le tappe di questo cammino che, per quanto ne so, è lungo e complesso?
S. Per prima cosa presenteremo alla Suprema Corte di Cassazione i due disegni di legge, il cui primo firmatario sarà il Segretario Generale della Uil. Appena avremo il via libera dalla Cassazione partiremo con la raccolta delle firme, che dovrà essere autorizzata e certificata. Ne servono almeno 50.000 per ogni disegno di legge, in realtà puntiamo a raccoglierne molte di più, almeno il doppio e, per farlo, avremo sei mesi di tempo. In quei 180 giorni scopriremo se la Uila, con il sostegno della Uil, ha nelle sue corde questo straordinario obiettivo.

F. In effetti convincere decine di migliaia di persone a sottoscrivere due disegni di legge è un bell’impegno.
S. Vuol dire assemblee azienda per azienda, banchetti nelle piazze più importanti di ogni comune, significa trasformare ogni lega in un punto di raccolta. Sarà una sfida entusiasmante. Credo però che il più grande aiuto ce lo darà il contenuto delle nostre proposte.

F. Ecco parliamo di queste proposte.
S. Per farlo occorre partire dallo stato di salute del Paese e dalla constatazione che l’Italia di oggi, uscita da una lunghissima recessione, è più povera e più diseguale. Noi che svolgiamo la nostra attività soprattutto a fianco dei lavoratori più precari ne siamo assolutamente consapevoli. Qualche dato: su quasi 26 milioni di nuclei familiari, 10 milioni hanno il capofamiglia che risulta disoccupato o con un lavoro a bassa retribuzione. È qui che il populismo trova il brodo di coltura per attecchire ed espandersi. È qui che è più evidente il rischio di una guerra tra poveri perché la corsa al sussidio, alla casa popolare o per l’assegnazione all’asilo nido diventa una possibile occasione di conflitto tra le famiglie a basso reddito con un componente straniero (un milione e 800mila) e quelle composte di soli italiani (un milione e 900mila).

F. E quindi?
S. Il primo disegno di legge che presenteremo punta a una maggiore tutela dei lavoratori precari, degli stagionali, di coloro che perdono il lavoro a pochi anni dalla pensione. Vogliamo correggere normative anche recenti, che hanno aumentato le disuguaglianze anziché ridurle.

F. E cosa prevede la vostra proposta?
S. Il nostro disegno di legge servirà per migliorare le tutele previste oggi dalla NASPI e dall’APE sociale che contengono gravi penalizzazioni per chi perde il lavoro o lo ha perso da tempo. Ti spiego: oggi un lavoratore con un salario lordo di 1.500 euro, che si ritrova disoccupato, percepirà un assegno (Naspi) di 973 euro per i primi tre mesi che si ridurrà progressivamente fino a 513 euro il 24° mese. Inoltre, se questo lavoratore aveva una retribuzione mensile lorda superiore a 1.820 euro subirà anche un taglio sulla sua futura pensione. Quindi oltre al danno, la beffa: non solo disoccupato ma anche in pensione con un assegno più basso. Noi vogliamo correggere queste ingiustizie. 973 euro al mese sono pochi ma vogliamo che almeno non diminuiscano nel tempo. Inoltre va tolto il tetto alla contribuzione figurativa. 

F. E sull’APE sociale?
S. L’APE sociale (l’anticipo pensionistico), appena introdotta, prevede un sussidio (max 1.500 euro lordi al mese) che può essere percepito a condizione che il lavoratore abbia compiuto 63 anni e fino al raggiungimento della pensione. Ma, per ottenerlo, è necessario avere almeno 30 anni di contributi, essere stati licenziati o rientrare in una delle altre categorie stabilite dalla legge. Dall’APE sociale sono, quindi, esclusi tutti i lavoratori stagionali, oltre che i braccianti e i pescatori che non sono considerati nella categoria dei lavori particolarmente difficoltosi e rischiosi.
Con la nostra proposta di legge basteranno 20 anni di contributi e saranno ricompresi tutti i lavoratori a termine e in particolare gli operai agricoli e i lavoratori della pesca.

F. Mi sembrano proposte ragionevoli…
S. E utili a rendere questo paese un po’ meno diseguale.

F. Parliamo della seconda proposta di legge. Cosa riguarda?
S. Il sostegno e la promozione della genitorialità. Anche in questo caso le nostre proposte nascono dalla realtà che la Uila vive nelle leghe e tra le lavoratrici. Vedi, da una generazione o forse più, la maternità non è più un destino scontato per una giovane coppia. È diventata una scelta, spesso difficile.
Ora, mentre la maggior parte degli stati europei ha adeguato le politiche sociali a questa nuova e triste realtà, sostenendo con scelte mirate la maternità, l’Italia fino ad oggi ha girato lo sguardo dall’altra parte. Per cui la scelta che sempre più spesso viene compiuta nel nostro paese è quella di non mettere al mondo figli. Siamo arrivati al punto che il Paese registra due primati negativi: la più alta disoccupazione femminile e la più bassa natalità.

F. Questo è molto triste…
S. L’Italia rischia, ogni giorno di più, di non essere un paese per le donne, per le famiglie e dunque neanche per i bambini. Il sindacato deve insistere nei confronti della politica perché si compiano scelte mirate e innovative (un mercato del lavoro moderno, un welfare aggiornato, congedi per entrambi i genitori, città a misura di bambino). La Uila, il sindacato, hanno molto contribuito a tutelare le lavoratrici e le loro famiglie innovando i contratti di lavoro con soluzioni importanti e originali; ora con la presentazione di questo disegno di legge, la Uila vuole sollecitare la politica a una maggiore attenzione e soprattutto ad innovare la legislazione di sostegno alla genitorialita’

F. In dettaglio cosa proponete?
S. Vogliamo intervenire in due direzioni: la prima, con un sostegno maggiore per la donna che lavora e che rischia spesso di perdere il lavoro se incinta o di non vedersi rinnovato il contratto dopo la maternità. La seconda, attraverso una modifica dei congedi parentali. Oggi i padri non ne usufruiscono perché è pagato al 30% dello stipendio, solo per i primi 6 mesi ed entro i primi 3 anni di vita del bimbo. Capisci bene che per una famiglia in fase di formazione rinunciare al 70% della retribuzione è impossibile, visti gli stipendi attuali.

F. In effetti neanche io potrei…
S.Il risultato è che da sei anni la popolazione italiana è in continua riduzione e il paese sembra non sperare più nel suo futuro. Ridare speranza e futuro significa promuovere il valore sociale di una genitorialità condivisa, rafforzando le misure a sostegno dell’occupazione femminile, sostenendo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, sanando lo squilibrio e la disuguaglianza tra i sessi nell’accesso al mercato del lavoro.

F. Quindi cosa proponete?
S. Con la nostra proposta le lavoratrici saranno retribuite al 100% per tutto il periodo di congedo di maternità obbligatorio; al rientro, potranno lavorare a tempo parziale fino al compimento del primo anno di età del bambino e la loro retribuzione sarà integrata al 100% dall’Inps. Il padre lavoratore avrà 30 giorni di permesso retribuito obbligatorio per i primi mesi di vita del bambino, mentre entrambi i genitori potranno utilizzare il congedo parentale retribuito al 50% invece che al 30%.

F. Sai che mi hai convinto! Le firmerò tute e due!
S. E così contribuirai anche tu a rendere questo Paese un po’ meno disuguale e più giusto!

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