GIORNO PER GIORNO
Ma la Finanza, da sola, non fa ripresa
Il Quantitative Easing (QE) di Draghi promette di riversare nel sistema bancario e finanziario europeo 1.140 miliardi di euro nell’arco dei prossimi 18 mesi e, al solo annuncio, la capitalizzazione delle Borse europee è aumentata di 1.330 miliardi nel giro di pochi giorni.
Da inizio anno gli operatori hanno acquistato azioni di imprese europee per quasi 36 miliardi di dollari e, nello stesso tempo, hanno venduto quote di fondi azionari americani per poco meno di 34 miliardi.
La Federal Reserve americana si prepara a innalzare, più o meno gradualmente, i tassi d’interesse e a ridurre la massa monetaria in circolazione negli USA, cresciuta da inizio crisi di circa il 60%.
La Banca Centrale Europea, invece, ha già abbattuto il costo del denaro vicino allo zero e sembra intenzionata ad accrescere l’offerta europea di moneta, diminuita negli ultimi anni del 30%.
Tra le due sponde dell’Atlantico, insomma, miliardi di euro e di dollari corrono sul vertiginoso e largamente virtuale otto volante degli altalenanti indici di Borsa o della liquidità della BCE di là da venire.
Le politiche monetarie fanno quel che possono e le Banche Centrali quel che devono, nel bene per contrastare la deflazione, nel meno bene quando forniscono munizioni alla speculazione.
Ma questa è la finanza in tempi di globalizzazione, è certamente l’indispensabile catena di trasmissione del risparmio alla produzione, ma i soldi che lascia girare in tondo sulla giostra dei mercati finanziari non diventeranno mai investimenti, consumi e posti di lavoro.