Dopo un anno di pandemia, l’improvvisa, necessaria e rapida evoluzione del lavoro “smart”, porta con sé ancora molti problemi irrisolti: uno tra tutti, il diritto alla disconnessione. Diritto che esiste in realtà nel nostro ordinamento ma non è esigibile dai lavoratori, poiché se l’azienda non lo rispetta non ci sono sanzioni. Ed è evidente che pur nella flessibilità della gestione del lavoro, essere sempre connessi può compromettere la salute del lavoratore, senza considerare i pregiudizi per la vita personale e familiare.
Per questi motivi, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione (del 21/01/2021) nella quale ha invitato la Commissione Europea a elaborare una direttiva che garantisca ai lavoratori il diritto alla disconnessione dagli strumenti informatici utilizzati per svolgere l’attività lavorativa, con alcune prescrizioni minime che gli Stati membri dovranno adottare perché i datori di lavoro garantiscano questo diritto e informino adeguatamente i dipendenti.
Secondo il Parlamento Europeo, il lavoratore che si disconnette deve avere addirittura una tutela “rinforzata” contro discriminazioni o licenziamento e le aziende che non rispettano tale diritto dovranno essere sanzionate dagli Stati membri.
In Italia è in vigore la legge n. 81/2017 sullo smart working che garantisce già il diritto alla disconnessione ma non prevede nessuna sanzione nei casi di violazione. Bisognerà, pertanto, attendere che le nuove regole europee vengano correttamente recepite nel nostro Paese per avere finalmente un diritto pieno ed esigibile.