PAC
De Castro co-relatore pacchetto agricolo regolamento Omnibus
La commissione agricoltura del parlamento europeo ha nominato il coordinatore del gruppo s&d Paolo De Castro co-relatore per il capitolo agricolo del regolamento “omnibus”, che introduce modifiche nei quattro regolamenti approvati nel 2013 nell’ambito della riforma della Pac, insieme al collega Albert Dess (Ppe).
Si tratta dei cambiamenti più’ incisivi alla riforma proposti dalla commissione Juncker e l’obiettivo prioritario della commissione agricoltura e’ di scorporare il pacchetto agricolo dal regolamento. “Parte la riforma di medio termine della Pac, ha affermato De Castro, e anche se la procedura scelta potrà complicare il percorso parlamentare, in particolare per quanto riguarda i futuri triloghi con la Commissione e il Consiglio, la proposta del commissario Hogan apre all’opportunità di cambiamento e semplificazione della Pac”. Secondo De Castro “il ruolo di co-decisore del parlamento europeo sarà’ quindi fondamentale al fine di poter finalmente risolvere le problematiche messe in evidenza da questi primi anni di applicazione.L’eventuale scorporo della parte agricola dal testo del regolamento omnibus, nulla aggiungerebbe alla già esclusiva competenza della commissione agricoltura, prevista dall’art. 54 sulla competenza esclusiva, ma potrebbe garantirle un maggior margine di autonomia per modificare la proposta presentata dalla commissione.
La nomina di De Castro è stata molto apprezzata dal segretario generale Uila Stefano Mantegazza.
“Esprimiamo soddisfazione per la scelta della Commissione agricoltura del parlamento europeo di nominare Paolo De Castro correlatore per il capitolo agricolo del Regolamento “Omnibus” che introdurrà delle modifiche alla riforma Pac approvata nel 2013. Con lui sarà più facile spiegare e far capire a tutto il parlamento europeo l’importanza di semplificare la riforma, rendendola più snella e di facile fruizione per gli operatori ma, soprattutto, di valorizzare, al suo interno, il lavoro. L’obiettivo del sindacato è quello di introdurre il lavoro tra i criteri di condizionalità previsti dalla riforma” spiega Mantegazza “da un lato legando la concessione degli aiuti anche alla quantità e qualità del lavoro utilizzato dalle aziende, dall’altro negando gli aiuti a quelle aziende che utilizzano lavoro sommerso, violano le leggi sociali o non applicano i contratti di lavoro”.