ISTAT
Contratti bloccati, 8 milioni di lavoratori senza rinnovo
Retribuzioni sempre al palo
di Maria Laurenza
Sono 8,2 milioni i dipendenti ai quali è scaduto il contratto nazionale di categoria. Ma non sono solo dipendenti pubblici. Anzi. Si va dalla spinosa questione del pubblico impiego passando per una buona fetta di lavoratori dipendenti appartenenti al settore privato: infatti, degli 8,2 milioni di lavoratori in attesa del rinnovo contrattuale, solo 2,9 milioni sono dipendenti pubblici.
Questo dato riflette quindi una più generale situazione di immobilismo contrattuale che interessa tutti i settori in maniera trasversale.
Secondo i dati pubblicati dall’Istat lo scorso 24 giugno, la situazione generale su questo fronte è molto peggiorata: complessivamente i contratti da rinnovare sono 51 (di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione). Tra i contratti monitorati dall’indagine Istat nel mese di maggio nessun nuovo accordo è stato recepito e nessuno è venuto a scadenza. Alla fine del mese di maggio, la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo contrattuale è del 64% nel totale dell’economia e del 53,5% nel settore privato. Sale anche il tempo medio di attesa del lavoratore per il rinnovo che raggiunge livelli da record: 38,9 mesi per l’insieme dei settori e di 18,1 mesi per i lavoratori del settore privato.
La conseguenza più diretta di questa situazione è il riflesso negativo sulle retribuzioni dei lavoratori. Sempre secondo i dati Istat, nel mese di maggio l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie rimane invariato rispetto al mese precedente in tutti i settori e le retribuzioni aumentano dello 0,6% nei confronti di maggio 2015. Si tratta degli aumenti tendenziali più bassi dall’inizio delle serie storiche, nel 1982.
Per quanto riguarda i macrosettori, a Maggio le retribuzioni contrattuali orarie registrano un incremento tendenziale dello 0,7% per i dipendenti del settore privato (0,7% nell’industria e 0,8% per i servizi) e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione a causa del blocco della contrattazione. Sono, inoltre, molto pochi i settori che superano l’1% di aumento retributivo su base annua: 1,3% per il settore alimentare, delle bevande e del tabacco, 3,4% pe le industrie del settore tessile, 1,9% per energia elettrica e gas, 1,5% per l’edilizia, 1,6% per i trasporti.