BORSCI
La proroga al gruppo Caffo salva i lavoratori
di Antonio Trenta
Borsci, ancora un’altra proroga. Non perderanno il lavoro i dipendenti dell’industria di liquori sulla strada per Martina Franca.
La strenue battaglia condotta dalle organizzazioni sindacali di categoria, in testa a tutte la Uila Uil, ha scongiurato la fine delle attività nello storico stabilimento tarantino. Almeno per ora. Il gruppo Caffo, che da tre anni oramai gestisce la Borsci, ha infatti ottenuto un’altra proroga.
La decisione è stata presa stamattina al termine del vertice alla Provincia di Taranto. Al tavolo convocato dal responsabile del servizio Controversie collettive, Michele Coviello, oltre al segretario generale della Uila Uil e ad Ida Cardillo, componente della segreteria, c’erano anche il curatore fallimentare della Ilbi Spa, Antonio Pastore, i responsabili della Bsm Srl del gruppo Caffo 1915, l’amministratore della società Sebastiano Caffo ed il consulente del lavoro Rosario Gentile, il presidente della Provincia di Taranto, Martino Tamburrano, l’assessore alle Attività produttive del Comune di Taranto, Giovanni Guttagliere, ed i rappresentanti delle altre organizzazioni sindacali di categoria, Sante Bernalda della Flai Cgil ed Antonio La Fortuna della Fai Cisl.
Siamo soddisfatti a metà. Da un lato se non ci fosse stata quest’ulteriore proroga, dopo il 22 ottobre, giorno di scadenza dell’ultima concessa al gruppo Caffo, le dieci unità occupazionali attualmente impegnate nella Borsci avrebbero perso il lavoro e l’azienda avrebbe dovuto interrompere le attività con il rischio di non riprenderle mai più. Dall’altro non possiamo tuttavia nascondere che siamo un po’ delusi dal fatto che ancora non si prenda una decisione definitiva. Questo sta contribuendo non poco ad allungare il calvario dei lavoratori, i quali dovranno ancora attendere prima di conoscere il loro futuro occupazionale; e forse anche a scoraggiare l’azienda che sta gestendo l’industria con spirito fattivo e collaborativo, e con l’intenzione palesata di mantenere la produzione dello storico elisir tarantino sul territorio. Ma è chiaro che fino a quando l’assegnazione non sarà definitiva, ogni investimento aggiuntivo diventerà un rischio. E non sappiamo se il gruppo Caffo potrà continuare a permetterselo in tempi di crisi come questi. Per quanto, ai produttori del Vecchio Amaro del Capo si debba già la salvezza dell’azienda ionica. E questo, certo, per un territorio come il nostro, è già tanto.
Giudichiamo comunque positiva l’attenzione da parte delle istituzioni, considerata la presenza di Comune e Provincia. Guttagliere e Tamburrano hanno incalzato la curatela fallimentare con lo stesso impeto dei sindacalisti affinché si individuasse nell’immediato una soluzione atta al prosieguo delle attività della Borsci. E non solo perché il gruppo Caffo intende allargare l’organico in futuro se dovesse ottenere definitivamente la gestione dell’industria, ma anche perché il territorio non perderebbe un marchio d’identità storico. E poi, delle due proposte che sono tuttora in sospeso, solo il gruppo Caffo ci ha garantito, ad oggi, in tutte le occasioni nelle quali ci siamo incontrati, che la produzione, in caso di assegnazione definitiva, resterà a Taranto.
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