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Altro che “gufi”, il governo agisca per evitare una “tempesta perfetta”

22 Febbraio 2016
in L'INTERVISTA
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L’INTERVISTA
Altro che “gufi”, il governo agisca per evitare una “tempesta perfetta”
Intervista al segretario generale Uila Stefano Mantegazza
di Fabrizio De Pascale

Rischiando di venir catalogato e inserito nella lista dei cosiddetti “gufi” nella quale il presidente del consiglio Matteo Renzi usa spesso inserire chiunque ponga dei dubbi in merito ai risultati delle politiche governative, il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza, in questa intervista, esprime profonda preoccupazione per il futuro del paese, parlando addirittura di “tempesta perfetta” che rischia di abbattersi sull’Italia e invita il governo ad attuare l’unica, vera e grande riforma di cui il paese ha bisogno (e da Renzi stesso promessa quando si è insediato alla guida del governo): tagli alla spesa pubblica improduttiva e risparmi di bilancio su molte voci, insieme, aggiunge Mantegazza, a un vigoroso sostegno al reddito degli italiani.

Fabrizio. Caro segretario questa domenica i miei figli sono in gita con amici. Mia moglie è a casa che cucina e così ho più tempo per la chiacchierata domenicale. Sei contento? Ma che faccia scura che hai! Cosa c’è che non va?
Stefano. Sono seriamente preoccupato per i dati economici che stanno emergendo e che, mi sembra, vengano sottovalutati dalla politica.

F. A quali dati ti riferisci, in particolare?
S. A quelli relativi al Pil 2015 che anziché chiudersi con il previsto +0,9% non hanno superato il +0,7%…

F. Non mi sembra il caso di drammatizzare. Tanti dotti Soloni ci hanno spiegato fino a ieri che non sarà un decimale o due a cambiare il trend della nostra economia.
S. Magari fosse vero! Purtroppo non è così. Quante volte ti ho spiegato che la matematica non è una opinione? E purtroppo questo dato del Pil apre le porte a scenari tragici non solo per il 2016 ma anche per il 2017.

F. Addirittura “tragici”? Ma non sarà che sei entrato anche tu nel club dei “gufi”?
S. Altro che “gufi”, molti dei quali considero veramente tali! La situazione è seria. Il Pil a +0,7% (anziché +0,9%) vuol dire che: nonostante il forte calo dei tassi d’interesse dovuto alla politica monetaria accomodante della Bce, nonostante l’euro si sia svalutato nei confronti del dollaro e i prezzi dell’energia siano crollati, l’economia italiana è cresciuta meno della metà rispetto al resto di Eurolandia. Pil a +0,7% vuol dire che la crescita del 2016 rischia di assestarsi intorno all’1%.

F. Tutto ciò per due soli decimali?
S. Può sembrare assurdo ma è così. La crescita troppo bassa del 2015 mina alle radici la possibilità di centrare gli obiettivi deficit/Pil e debito/Pil posti dal governo come elemento centrale del confronto con Bruxelles, mette a rischio la svolta auspicata della riduzione del debito pubblico, sancisce il fallimento della politica economica di questo governo, ma soprattutto mette a rischio i conti del Paese.
E siccome le brutte notizie non arrivano mai da sole il quadro mondiale e nazionale si sta caricando di incognite che rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione.

F. Certo il quadro generale non è roseo…
S. Guerre e terrorismo da un lato, crescita mondiale in rallentamento e mercati finanziari sulle montagne russe, dall’altro elezioni comunali alle porte, scontro con Bruxelles sulla legge di stabilità, referendum popolare sulla riforma del Senato, 15 miliardi di clausole di salvaguardia fiscale da disinnescare per il 2017. Scusa se è poco.

F. In effetti. E non hai neppure parlato della minaccia ambientale, dovuta al riscaldamento globale, che sono la causa di gravi tragedie e di nuove ondate migratorie per molte popolazioni nel mondo ma anche per la nostra economia (pensa alla scarsità di neve in montagna o ai fenomeni meteorologici estremi che provocano ingenti danni). Ci manca solo l’assalto delle cavallette… (vedi John Belushi nella fase finale del film “Blues Brothers” per difendersi dalla promessa sposa, da lui lasciata ad aspettarlo sull’altare, che lo vuole uccidere).
S. Si, purtroppo, a parte i tuoi soliti riferimenti ironici, si sta preparando quella tempesta perfetta che abbiamo sempre temuto. L’Esecutivo ha da poco compiuto due anni di vita. Se vuole salvarsi e salvare il paese deve cambiare subito politica economica. In caso contrario come dice oggi Ferruccio De Bortoli sul Corriere della sera “il Paese sarebbe nuovamente esposto alla speculazione dei mercati” di cui abbiamo avuto un assaggio in questi giorni.

F. E quindi cosa bisognerebbe fare subito?
S. L’unica riforma vera che Renzi aveva promesso sin dal suo insediamento ma che non ha mai voluto fare: tagliare la spesa pubblica improduttiva. Deve farlo subito per centrare gli obiettivi di bilancio del 2016 e per sterilizzare l’aumento dell’IVA e delle accise già previsto per il 2017 e, se avanza qualcosa abbassare le tasse sui salari e sulle imprese.

F. “Spending review”… mi sembra di tornare a parlare della tela di Penelope…
S. Eppure noi già nel nostro Congresso (ottobre 2014) abbiamo parlato di risparmi possibili sull’acquisto di beni e servizi, riducendo da 34 mila a 35 le stazioni appaltanti delle pubbliche amministrazioni. E su questo fronte la montagna PA ha partorito il solito topolino…
Più volte abbiamo sottolineato la necessità di ridurre le 8 mila Spa controllate dagli enti locali, che perdono 1,2 miliardi l’anno e costano 1 miliardo solo per i consigli d’amministrazione, i trasferimenti pubblici alle imprese ammontano a 32 miliardi (il 2% del Pil) anche su questo fronte sono possibili interventi di razionalizzazione.
Analogo ragionamento si può avviare sulle spese militari, che valgono 20 miliardi (1,2% del Pil). Se ci limitiamo allo studio di Cottarelli gli interventi possibili in questi settori varrebbero da soli circa 17 miliardi. L’Europa e i mercati come dice Massimo Giannini sul Sole chiedono questo: “un progetto che renda sostenibile un debito pubblico tuttora inchiodato al 133% del Pil, ma nella prospettiva uno stabile freno alla spesa (che negli ultimi cinque anni di crisi finanziaria è cresciuta del 27,5%), e soprattutto di un vigoroso sostegno al reddito (che tra il 2009 e i l2013 è crollato del 10%)”. Questo sarebbe il giusto biglietto da visita per poter battere i pugni sul tavolo con Bruxelles!

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