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Pac, il futuro passa dal regolamento “omnibus”

14 Dicembre 2016
in AGRICOLTURA E PESCA
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PAC
Il futuro passa dal regolamento “omnibus”
di Paolo De Castro

La Pac è stata la prima politica comune dell’Unione europea e ha permesso con la sua entrata in vigore nel 1962 di far raggiungere all’Europa l’indipendenza alimentare e i più alti standard di qualità in agricoltura e ambiente.

Dalla sua nascita ad oggi, pur continuando a perseguire i suoi principi guida, ha conosciuto molti cambiamenti. L’ultima riforma risale al 2013 e aveva tra le priorità una produzione alimentare più efficiente, una gestione sostenibile delle risorse naturali e uno sviluppo equilibrato delle zone rurali.

Si inizia ora a pensare alla prossima riforma del 2020 che, come annunciato nei giorni scorsi dal Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e dal Commissario all’agricoltura Phil Hogan, dovrà: “garantire alcune regole base per assicurare una maggiore resilienza dei mercati, una produzione agricola più sostenibile e un migliore ricambio generazionale”.

Rinnovo generazionale, modernità, sostenibilità e semplicità sembrano quindi essere le parole chiave per la nuova Pac, e un primo passo in tal senso potrà essere compiuto attraverso la riforma di medio termine contenuta nella proposta della Commissione e inclusa nel regolamento “Omnibus”.

Nel disegno presentato dalla Commissione, che come Parlamento saremo tenuti ad emendare sono previste modifica ai quattro regolamenti di base della Pac: sviluppo rurale, pagamenti diretti, regolamento orizzontale e OCM.

Per quanto riguarda lo sviluppo rurale la proposta contempla una maggiore flessibilità per le norme in materia di giovani agricoltori, così come la semplificazione delle norme per l’accesso ai prestiti e l’introduzione di uno strumento di stabilizzazione del reddito specifico per ogni settore. Novità anche per i pagamenti diretti, dal 2018 gli Stati Membri avranno la facoltà di decidere se avere una definizione di “agricoltore attivo” o meno, potranno rimuovere il limite al numero massimo di ettari per beneficiare del premio per i giovani agricoltori e infine in caso di gravi crisi di mercato potranno decidere di disaccoppiare i contribuiti volontari a sostegno di alcuni settori, come già fatto per la crisi del settore lattiero-caseario. Per quanto riguarda il regolamento orizzontale le modifiche contenute nella proposta della Commissione sono sostanzialmente due: semplificazione della procedura finanziaria e creazione di regole nuove e più ponderate per il recupero dei pagamenti non dovuti nei casi di violazione delle norme sugli appalti. In materia di OCM invece, la riforma prevede alcuni cambiamenti per i programmi operativi nel settore dell’ortofrutta e la semplificazione nella gestione delle quote di importazione mediante la pubblicazione delle informazioni.

La PAC del 2013 continua inoltre a mostrare dei limiti in particolare in due ambiti distinti ma essenziali: gli strumenti per rispondere alle crisi e gli oneri burocratici a carico sia degli agricoltori che delle autorità nazionali. La volatilità dei prezzi e i cambiamenti climatici espongono gli agricoltori a nuovi scenari di rischio, non necessariamente legati ai normali cicli della domanda e dell’offerta e la nuova PAC dovrà quindi essere in grado di trovare risposte adeguate e immediate. Per quanto concerne invece gli oneri burocratici un esempio chiaro ci viene fornito dal greening dei pagamenti diretti, pratica pensata per migliorare le prestazioni ambientali che continua però a mostrare diversi punti di criticità. Pur restando una buona idea, per come è al momento applicato non assicura benefici ambientali tali da giustificare l’incubo burocratico che si è rivelato essere, sia per gli agricoltori che per gli Stati Membri.

La mini-riforma proposta dal regolamento “omnibus” potrebbe essere l’inizio di una riflessione più ampia, sia su come rendere la Pac più flessibile e capace di aiutare gli agricoltori in caso di eventi imprevisti, sia su come renderla più europea evitando il ripetersi di misure costose e inutili.

Partiamo da una proposta che è già molto ben impostata e su cui dovremo lavorare per ottenere un’agricoltura che guardi alla qualità e alla distintività mediterranea.

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