LAVORO NERO
Monito del Papa, “peccato mortale” contro nuovi schiavi
Con il suo modo di parlare diretto e senza filtri, Papa Francesco si scaglia questa volta contro lavoro nero e sfruttamento dei lavoratori: un “peccato mortale” commesso da sfruttatori “sanguisughe” contro i nuovi schiavi.
L’occasione è l’omelia della Messa a Casa Santa Marta, lo spunto la Lettera di San Giacomo. La lettura, un monito ai ricchi che accumulano ricchezze sfruttando la gente più in difficoltà, dice: “Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre e che voi non avete pagato grida e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente”.
Il Pontefice coglie l’occasione per puntare il dito dunque contro chi sfrutta, anche contrattualmente, il mestiere delle persone per arricchirsi, “è una sanguisuga” dice. “Affamare la gente con il loro lavoro per il mio profitto! Vivere del sangue della gente. Questo è peccato mortale. Il sangue di tutta questa gente che avete succhiato» e di cui «avete vissuto, è un grido al Signore, è un grido di giustizia. Lo sfruttamento della gente oggi è una vera schiavitù!”.
Coloro che vengono sfruttati sul lavoro sono quindi considerati da Bergoglio i nuovi schiavi, persone messe in difficoltà dalle condizioni lavorative, da contratti in nero e da tutele inesistenti che avvantaggiano però il datore di lavoro-sfruttatore. “Quando le ricchezze si fanno con lo sfruttamento della gente, quei ricchi che sfruttano, sfruttano il lavoro della gente e quella povera gente diviene schiava” afferma. “Pensavamo che gli schiavi non esistessero più invece esistono. È vero, la gente non va a prenderli in Africa per venderli in America: no. Ma è nelle nostre città. E ci sono questi trafficanti che trattano la gente con il lavoro senza giustizia”. La situazione dello sfruttamento del lavoro è uguale in tutto il mondo e il Papa riporta il racconto di una ragazza che aveva trovato un lavoro da 11 ore al giorno a 650 euro, in nero, per poi aggiungere: “Voglio lavorare. Bene: ti fanno un contratto. Da settembre a giugno. Senza possibilità di pensione, senza assicurazione sanitaria…A giugno lo sospendono e luglio e agosto deve mangiare aria. E a settembre te lo ridanno. Questi che fanno questo sono vere sanguisughe e vivono dei salassi del sangue della gente che rendono schiavi del lavoro».
Un dramma quello del lavoro nero su cui il Pontefice invita a riflettere e a non sottovalutare. “I trafficanti di gente non sono solo quelli che trafficano le prostitute e i bambini per il lavoro minorile, ma anche quelli che fanno un traffico più – diciamo – “civilizzato”: “Io ti pago fino a qua, senza vacanze, senza assicurazione sanitaria, senza… tutto in nero … Ma io divengo ricco!”.
Sulle parole di Papa Francesco è intervenuto Stefano Mantegazza, segretario generale Uila, che sollecita le istituzioni italiane a stringere i tempi per l’attuazione dei provvedimenti su accoglienza dei migranti e caporalato. “Le parole pronunciate dal Pontefice sono dure e inequivocabili; ci auguriamo possano giungere “chiare e forti” a governo e parlamento perché accompagnino le buone intenzioni con fatti concreti”. “Non sappiamo quando il disegno di legge contro il caporalato diventerà norma di questo paese, non vi è ancora una data per sottoscrivere il protocollo per l’accoglienza dei lavoratori migranti” prosegue Mantegazza “al di là delle buone intenzioni, quindi, il quadro normativo rimane lo stesso di 12 mesi fa. Per questo, la sollecitazione di Papa Francesco è tanto più importante, e a lui ci uniamo rispettosamente, per sottolineare l’urgenza di attuare le iniziative che governo e istituzioni hanno promesso da tempo”.