GIORNO PER GIORNO
1 maggio, riflessioni sul lavoro
Non vi è data più giusta di questa per riflettere su dove va l’Italia del lavoro. Commentando i dati ISTAT di marzo, che segnano un incremento dell’occupazione, il nostro presidente del consiglio ha sottolineato che essi discendono da una ripresa del paese e dall’entrata in vigore del Jobs Act. Sommessamente osserviamo che la crescita occupazionale di marzo pareggia il dato negativo di febbraio e quindi c’è poco da essere allegri.
Vogliamo però anche esprimere altre tre opinioni.
La prima: la crescita occupazionale del 2015 non è in alcun modo legata al Jobs Act ma piuttosto ai giganteschi stanziamenti pubblici utilizzati per pagare la decontribuzione.
La seconda: la nuova Agenzia del Lavoro, l’ANPAL che deve incrociare domanda e offerta non è ancora entrata in funzione a otto mesi dalla sua istituzione. Quando sarà attiva si confermerà essere un inutile carrozzone pubblico (l’ennesimo) incapace di assolvere ad alcun compito.
La terza: l’incremento modesto del Pil del 2015 e quello sperato del 2016-2017 sono comunque modesti, lasciano il paese nella totale incertezza sul proprio futuro e inducono più a preoccupazione che a ottimismo. Si dirà che, per fare in estrema sintesi queste affermazioni, questo editoriale può risultare inutile, bastava rileggere i precedenti.
E invece no. Un sondaggio pubblicato proprio oggi da “La Repubblica” conferma che le nostre perplessità sul futuro del paese sono condivise dalla maggioranza degli intervistati.
Non c’è da essere allegri a scoprire che il 72% delle persone intervistate, alla domanda: secondo lei, l’occupazione in Italia è ripartita? Hanno risposto con un secco “No!”.
E ancora fa venire i brividi sapere che il 70 % degli italiani che hanno risposto al sondaggio ritiene che le uniche forme di impiego effettivamente aumentate siano quelle offerte dal lavoro nero e da quello precario.
Ed è triste dover prendere atto che il 67 % dichiara che i giovani di oggi avrà nel prossimo futuro una posizione sociale peggiore di quella dei loro genitori.
Una domanda sorge quindi spontanea: “ma se questa è l’Italia che parla, Renzi da chi prende spunto per dire che il paese è ripartito?”
Contemporaneamente questo sondaggio indica che le posizioni critiche che continuiamo a ripetere nei confronti della politica economica del Governo sono condivise da tanti italiani.
E ci piace concludere questa breve nota con un’altra delle risposte date ai sondagisti. In un paese dove molta parte della politica e in primo luogo il Governo tende a cancellare l’importanza del 1° maggio, il 68% degli intervistati ritiene che ha ancora senso celebrarla come festa di tutti i lavoratori. Forse il Presidente del Consiglio qualche riflessione dovrebbe cominciare a farla….