CAPORALATO
Sconfiggerlo è un problema di stato
Le proposte di Agrinsieme in audizione
di Fabio Caldera
Si è svolta il 3 novembre scorso l’audizione delle organizzazioni agricole presso le commissioni lavoro e agricoltura della Camera sul tema del caporalato. Hanno partecipato per Agrinsieme il vice presidente della Cia Claudia Merlino, il vice presidente della Confagricoltura Roberto Caponi, il responsabile dell’area legale Copagri Fabio Caldera e per l’Aci Matteo Milanesi. Per Coldiretti è intervenuto il responsabile delle relazioni sindacali Romano Magrini mentre per Uecoop c’era Federico Borgoni.
Agrinsieme ha evidenziato come per combattere il caporalato non siano sufficienti le sole norme penali, ma occorra nella pratica poter offrire una valida alternativa al servizio che viene reso dai caporali: è fondamentale creare un sistema di incontro tra offerta e domanda, soprattutto per le grandi campagne di raccolta dove entra in campo la manodopera itinerante. La risposta però non è certo nei centri per l’impiego. Per combattere efficacemente il fenomeno dello sfruttamento illecito della manodopera è necessario istituire un sistema capace di poter mettere in contatto domanda e offerta in modo costante, ad esempio consentendo alle banche dati di cominciare a dialogare tra loro o incrociando l’anagrafe tributaria con i dati provenienti dall’Inps. Questo potrebbe diventare un sistema assolutamente valido per poter vedere sconfitta la mafia del caporalato.
Si ritiene inoltre opportuno che i comuni e le istituzioni interessate creino un sistema di trasporti locali mirati a portare i lavoratori dalle piazze dei paesi fino ai campi agricoli, generalmente non collegati con mezzi pubblici e sempre difficili da raggiungere.
Nel corso dell’audizione è stato anche evidenziato il valore limitato della misura della confisca dei terreni come deterrente: il 65% dei terreni coltivati a pomodoro, infatti, è preso in affitto stagionale, l’80% del prodotto degli agrumi e dell’uva da tavola è comprato sulla pianta. I proprietari del terreno sono diversi da chi compie il reato e, per questo, per i caporali non sarebbe sempre applicabile la normativa, perché i soggetti che gestiscono il lavoro sono secondi o terzi livelli e al contempo il caporale identificato nelle campagne è sempre un nulla tenente. Infine è indispensabile fornire alle imprese un sistema attraverso cui poter identificare un lavoratore non conosciuto. Ad oggi infatti, è cosa nota, lo stesso documento viene utilizzato in più parti d’Italia contemporaneamente per assumere differenti lavoratori stranieri. Il sistema imprese non ha modo di verificare l’identità vera delle persone in quanto non sono offerti strumenti di alcun genere.
Per vincere questa battaglia bisogna creare un sistema che premi le aziende virtuose, bisogna stimolare la convenienza ad essere aziende oneste che vogliano seguire la via della trasparenza e della qualità. A tal proposito la Cabina di Regia, nata per questi scopi deve essere rafforzata e avere più potere. Le aziende che vi aderiscono devono poter usufruire di vantaggi burocratici, alcune semplificazioni quotidiane, un sistema di premialità per il quale essere onesti non voglia dire solo essere carichi di controlli, ispezioni e costi aggiuntivi. Solo così vedremo la fine della criminalità del caporalato.
Agrinsieme ha comunque sottolineato che spetterà allo Stato avanzare delle proposte e mettere in campo delle soluzioni concrete contro il fenomeno: noi saremo prontissimi ad attuarle, a coglierne le opportunità andando sempre contro questo sistema di sfruttamento della manodopera, ma non si può assolutamente scaricare la responsabilità sulle sole aziende.