GIORNO PER GIORNO
Il crescente antieuropeismo degli italiani non è buon segno
Bruxelles misura ormai da parecchi anni “l’europeismo degli europei” con i periodici sondaggi dell’Eurobarometro, per l’Italia praticamente da sempre sul bello stabile, almeno fino alle più recenti rilevazioni, che registrano la crescente e finora inedita disaffezione degli italiani per l’Europa.
Certo, quasi otto anni di crisi sono troppi per qualsiasi europeismo, anche per quello dei non pochi italiani diventati euroscettici, perché delusi da politiche comuni che predicano la solidarietà, ma praticano “l’ognuno per sé”, che impongono la cura debilitante dell’austerità finanziaria a chi avrebbe bisogno di ricostituenti economici e sociali.
Però, non si è raffreddato solo l’europeismo degli italiani, ma anche quello tradizionalmente inossidabile della politica – meno a sinistra, ben di più sull’opposto versante politico – ormai in parte non trascurabile esplicitamente ostile all’Europa.
Ad esempio, un buon 60% degli intervistati di centro-destra, contro 1/4 scarso di quelli del centro-sinistra, pensa che l’Italia non abbia tratto alcun beneficio dall’appartenenza all’UE, ma la maggioranza di entrambi gli schieramenti – del 60% nell’un caso e del 50% nell’altro – è convinta che la Germania prevarichi le ragioni e gli interessi degli altri europei, ovviamente a suo esclusivo vantaggio.
Brutto segnale. E’ preoccupante che, quando partiti e movimenti “anti-europei” minacciano la stabilità politica ed istituzionale di non piccola parte d’Europa, un po’ ovunque basti prendersela con l’Europa per raccogliere dosi tendenzialmente crescenti di facile consenso, ancor più preoccupa che l’antieuropeismo politico trascenda sempre più nella violenza delle parole d’ordine, delle proposte e delle proteste, contro i Governi, contro gli immigrati e contro chiunque altro capiti a tiro.
L’Italia accusa i primi sintomi di questa malattia politica, non ancora cronica, ma pronta ad infettare la società italiana con le tossine dei populismi di nuovo e meno nuovo conio e dell’odio usato come collettore di consenso.
L’infezione si diffonde lungo il piano inclinato dei problemi irrisolti, delle soluzioni sempre di là da venire, del “verso delle cose” che non cambia mai.
Non è troppo tardi per evitare il peggio, a condizione che si risolvano i problemi, invece di negare che esistano, che si annunci qualche cambiamento in meno e se ne faccia qualcuno in più.